La redazione de il 21secolo.news ha intervistato lo scrittore Salvatore Claudio D’Ambrosio, autore del libro autobiografico: “Ho ancora gli occhi da cerbiatto”.
Ciao Salvatore, grazie per aver accettato questa intervista. Raccontaci qualcosa di te, prima di presentare il tuo libro.
”Ciao. Sono Salvatore Claudio D’Ambrosio, ho 36 anni, faccio il consulente bancario per un importante gruppo bancario nazionale, sono sposato e ho 3 bimbi piccoli. Scrivo per passione, e – Ho ancora gli occhi da cerbiatto – è il mio primo libro”
Come nasce “Ho ancora gli occhi da cerbiatto”?
“Questo libro è nato durante un riposo forzato di due mesi in attesa della diagnosi di sclerosi multipla. Facevo psicoterapia in quel periodo, e la psicologa mi consigliò di provare a scrivere per far sì che il dolore passasse prima. Da quello che doveva essere un diario di bordo di quei giorni è nato un raccogliere pezzi della mia vita”.
Qual è stata la parte più difficile da scrivere?
“Tutte le parti scritte sono state difficili da scrivere. Credo però che sia stato ancor più complicato vivere certe esperienze. Paradossalmente la parte più difficile della scrittura è il dopo, il mettersi a nudo ed essere poi disponibile a tutti”.
Salvatore, hai da sempre avuto la passione per la scrittura o è nata in un momento specifico della tua vita?
“Scrivo da quando avevo 15 anni. Avevo un blog su MSN e provavo a scrivere piccole cose. Poi ho interrotto il blog, ma ho sempre scritto piccole cose, senza mai la pretesa di pubblicare”.
All’interno di “Ho ancora gli occhi da cerbiatto” qual è la componente che dovrebbe spingere il lettore a comprarlo, scegliendolo tra altri libri?
“La forte Autenticità di questo libro. Non essendo un romanzo “classico”, ma essendo un parlare di una storia vera in esso è forte ed evidente la componente personale. La mia è una storia trasversale, nella quale si rispecchiano in tantissimi, perché magari molti hanno vissuto vari pezzi di quella storia. Io purtroppo li ho passati tutti”.
Se dovessi scegliere due aggettivi per descrivere la tua attività da scrittore, quali sarebbero?
”Autentico e umile. Non ho mai avuto la pretesa di credere di essere la migliore novità degli ultimi anni, anzi. Ho scritto per me, e ciò traspare. Ho realizzato un sogno, ma quando penso di esser bravo mi ricordo sempre che ho scritto un libro per dare coraggio a me”.
Ho ancora gli occhi da cerbiatto è un libro vero, senza veli, ma si sa che la verità spesso fa male, cosa pensi di questo aspetto?
“Forse non siamo più abituati alla verità. Sui social siamo sempre orientati a dare una versione perfetta di noi stessi. In questo libro racconto tante sofferenze senza risparmiare nulla a me o al lettore. È quasi rivoluzionario in un mondo nel quale siamo sempre proiettati a essere il meglio di noi stessi”.
Come mai hai scelto lo stile autobiografico?
“Non ho scelto uno stile con l’idea di pubblicare. Ho scritto la mia storia senza sapere dove potesse arrivare. Non ho preso un genere piuttosto che un altro. Volevo semplicemente parlare di me”.
Cosa pensi del panorama letterario italiano? Le persone che leggono sono sempre meno, pensi che: Ho ancora gli occhi da cerbiatto possa rivelarsi uno sprono affinché le persone possano ricominciare a leggere?
“Non credo sia un mistero il fatto che si scriva tanto. Credo che tutti i libri meritino di vedere la luce e di essere pubblicati. Penso che questo libro sia una chiamata al senso di responsabilità di ognuno di noi. Parlando di una storia vera, la mia, può magari spingere gli altri a sentirsi più proiettati ad essere gentili verso gli altri, perché magari tutti quelli che sono intorno a noi vivono sofferenze simili. Non credo che il mio libro cambierà il panorama editoriale italiano, anzi lungi da me crederlo. Ho solo lasciato una piccola goccia in un mare grandissimo. Credo che non dia fastidio a nessuno, ma spero anzi che piaccia a tanti per quello che è: un libro autentico”.
Ringraziamo l’autore Salvatore Claudio D’Ambrosio per questa intervista.