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Battaglia di Tolentino, il successo finale degli austriaci

Ah le guerre… fin dal principio della storia hanno tormentato numerose epoche e causato le stragi di interi popoli. Alcune, talmente ininfluenti da non essere ricordate, altre, invece, che ritornano facilmente alla mente per la profonda valenza posseduta. Una delle più importanti e illustri del corso delle storia è sicuramente la battaglia di Tolentino, avvenuta oggi 3 ottobre, ma del 1815, circa duecentocinque anni fa.
Fu affrontata dal re di Napoli Gioacchino Murat contro il popolo austriaco, guidato dal generale Federico Bianchi, con l’obiettivo di proteggere il proprio regno, dopo la cocente sconfitta di Occhiobello e la conseguente ritirata attraverso Faenza, Pesaro e Forlì. La battaglia vide la definitiva vittoria austriaca, con il successivo ritorno al potere, sul trono di Napoli, della dinastia dei Borboni. È talvolta considerata la prima battaglia del Risorgimento italiano.
Quando nel marzo del 1815, dopo essere scappato dall’isola d’Elba, Napoleone Bonaparte sbarcò ad Antibes, mentre Gioacchino Murat, re di Napoli, riprese le parti dell’imperatore francese e cominciò una campagna militare contro gli austriaci nel Nord della penisola italiana. All’ingresso della pianura padana, erano posizionati i soldati austriaci, condotti da un generale di origini italiane, Federico Bianchi. Le truppe di Gioacchino oltrepassarono il fiume Panaro, presso Cento, riuscendo ad abbattere i nemici.
Proseguirono verso il fiume più lungo d’Italia, il Po, ma tuttavia furono costretti a fermarsi ad Occhiobello, avendo tentato invani di appropriarsi di un ponte difeso dal popolo austriaco, il quale, al contrario, sferrò un duro contrattacco che alla fine però fallì nell’accherchiare l’esercito napoletano, con l’intervento del colonnello Guglielmo Pepe. Quando fu a conoscenza che il Regno Unito gli aveva dichiarato guerra, Murat fermò prima del tempo la spedizione militare, virando così verso la decisione di ritirarsi per difendere il Regno di Napoli. Bianchi divise il suo esercito in tre gruppi: uno pronto ad inseguire i napoletani, agli ordini del generale von Neippwrg, un altro occupato ad aggirare gli avversari a Foligno e un altro ancora con il compito di minacciare la città partenopea.
Successivamente Gioacchino separò sulla strada costiera marchigiana una potenza capace di fermare von Neipperg, e la parte restante puntò verso Federico, che nel frattempo era giunto a Tolentino. Il 2 maggio ebbe inizio la vera battaglia, poi denominata “battaglia di Tolentino“, principalmente concentrata intorno al Castello della Rancia. Il 3 maggio, giorno successivo, mentre proseguivano le guerriglie lungo il perimetro della struttura, il re di Napoli stabilì di cominciare una manovra tesa ad impegnare frontalmente gli austriaci, per poi circondarli.
Il luogo cardine, dove si svolse la battaglia, fu Cantagallo, dove si trovava il generale D’Aquino. Quest’ultimo diede tardi il segnale d’attacco, e alla fine, per timore di un attacco della cavalleria austriaca, partì in formazione a quadrato. L’attacco, all’apparenza irrefrenabile, perse repentinamente la veemenza, ma il contrattacco avversario non riuscì ugualmente a penetrare lo schieramento napoletano. Il pomeriggio di quel giorno, i due eserciti erano in sostanziale parità, stremati ma pronti, con il coltello tra i denti, a ricominciare.
Fu in quel momento che Murat venne a conoscenza che gli austriaci erano già vicini, occupando L’Aquila senza combattere; inoltre, in Calabria e Abruzzo erano in corso sollevazioni filoborboniche. In base a queste informazioni, Murat decise di ritirarsi all’istante, ma inaspettatamente le truppe napoletane, frastornate, iniziarono a sbandare e a disintegrarsi, originando una lunga catena di diserzioni. Tra le cause possono essere citate la carenza di viveri e la durezza dei combattimenti.
L’esercito di Bianchi avanzò rapidamente fino al Volturno. Resosi conto dell’impossibilità di una forte resistenza, Murat abbandonò il potere e diede mandato ai suoi generali di concordare una pace. Dopo aver abdicato, l’ex re di Napoli decise di tornare, ma non fu accolto con favore dal popolo napoletano: fu arrestato e successivamente fucilato, vicino Pizzo Calabro. Una nuova era avvolse la città di Napoli, una nuova dinastia sbarcò così in Campania: proprio per questo la battaglia di Tolentino è passata alla storia.