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Ventilatori polmonari killer, sospeso l’utilizzo

Mosca, sabato scorso, ospedale Spasokukotsky, un malato di Covid-19 attaccato a uno dei ventilatori polmonari della struttura che inizia a surriscaldarsi, sempre di più, fino ad incendiarsi. Una fiammata mortifera.

La diffusione della notizia è ovviamente circoscritta per non creare allarme e perché una sola macchina difettosa potrebbe essere giustificata. Non è così.

Lunedì, 6,23 del mattino, San Pietroburgo, nella terapia intensiva della clinica San Giorgio. Questa volta sono cinque i ricoverati ad essere intubati per mezzo di ventilatori polmonari difettosi. Cinque persone bruciano vive, nello sconcerto generale.

Ancora una volta si cerca di insabbiare. “Colpa d’un corto circuito”, la causa riportata dalla prima versione ufficiale, poco convincente data la vicinanza del fatto con uno del tutto analogo. Poco dopo il funzionario del governo, Aleksej Anikin, si presenta ai giornalisti e ammette che “la causa dell’incidente potrebbe essere il surriscaldamento degli apparati di ventilazione polmonari Aventa-M”.

Un nome che potrebbe non suggerire molto ad alcuni, ma che per altri crea un forte scalpore. I ventilatori polmonari difettosi appartengono allo stesso stock, pari a 150 unità, che Vladimir Putin decise di donare agli ospedali da campo di Bergamo e di Milano.

Il Servizio federale di sorveglianza sanitaria, Roszdravnador, ha immediatamente delineato la sospensione in tutto il Paese dell’utilizzo dei ventilatori polmonari Aventa-M, usciti dagli stabilimenti d’un unico produttore negli Urali, la Uralskij Priborostroitelnyi Zavod, controllata dal colosso pubblico Rostec.

I ventilatori polmonari Aventa-M incriminati sarebbero soltanto quelli costruiti in aprile, anche se si teme ci sia un difetto di fabbricazione. Sono stati intanto avviati i controlli da parte del governo russo, il quale non escluderebbe di far ritirare tutti i modelli in circolazione.

Trasportati con gran clamore, i ventilatori polmonari sono stati “testati e collaudati prima che entrassero in funzione 24 ore al giorno”, secondo quanto affermato da fonti sanitarie della Regione Lombardia, che non lamenta, finora, alcun malfunzionamento. 

“Apparecchiature che si sono rivelate finora d’altissimo livello”, afferma un rianimatore bergamasco. 

I ventilatori sono stati spediti anche negli Stati Uniti, dove gli stessi ancora non sono stati utilizzati, pertanto sono state avviate le procedure di reso al mittente utilizzando l’azione con una causale ufficiale: “il voltaggio non è compatibile con quello utilizzato negli Usa”.

Emanuele Marino
Emanuele Marino
Giornalista pubblicista, nonché studente universitario iscritto alla facoltà di Lettere Moderne presso l'Università degli studi di Napoli Federico II