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Tetralogia di Fallot, il primo intervento correttivo nel 1944

Il primo a raccontare al Dr. Alfred Blalock, capo di chirurgia al Johns Hopkins di Baltimora, del successo ottenuto in uno dei cani da esperimento di una tecnica di correzione chirugica della Tetralogia di Fallot, legata ad una cardiopatia congenita e contraddistinta da cianosi spiccata, fu il suo assistente di laboratorio, tale Vivien Thomas.

La Tetralogia di Fallot era nota anche come Sindrome dei Bambini Blu o Morbo Blu, in riferimento ai segni riscontrabili nel bambino in presenza di questa patologia, vale a dire il colore blu delle labbra e delle estremità delle dita, dei lobi delle orecchie e della punta del naso.

Più avanti, la dottoressa Helen Taussig, cardiologa dell’Harriet Lane, il reparto che ospitava i bambini affetti da gravi cardiopatie congenite, telefonò al Dr. Blalock descrivendogli le critiche condizioni della piccola Eileen Saxon, bambina di soli 19 mesi, affetta dalla stessa Tetralogia di Fallot. In quel momento, lo stato di ossigenazione della piccola degente era oramai notevolmente compromesso.

L’unica possibilità di salvezza era quella di ricorrere ad un innesto di shunt tra l’arteria succlavia e l’arteria polmonare che Taussig, Blalock e Thomas avevano ipotizzato come forma di compenso emodinamico al mancato apporto di sangue ossigenato ai tessuti.

Thomas Blalock, però, tuonò: l’intervento non era ancora mai stato eseguito sull’essere umano, ed i risultati sui cani da esperimento davano spazio a poche certezze, oltre al fatto che quelle certezze ottenute vertevano tra le mani del giovane assistente nero, che non era nemmeno riuscito a laurearsi in medicina nel periodo in cui l’America faceva i conti con la Grande Depressione. Ciononostante, il cuore della piccola Eileen non aveva altro tempo, non rimaneva altra chance. Così, l’intervento venne programmato.

Vivien Thomas non era stato autorizzato ad entrare in sala operatoria, ma Blalock pretese che il giovane assistente nero lo affiancasse.

Il chirurgo incise a livello della quarta costa a sinistra, dopo aver esposto l’arteria succlavia sinistra e l’arteria polmonare, inserì lo shunt servendosi dei clampaggi creati da Thomas.

L’operazione riuscì, la bambina si salvò e fu ripristino il consueto colore della pelle roseo. Tuttavia, sopravvisse soltanto pochi mesi all’operazione.

Ma, progressivamente, sempre più pazienti affetti da Tetralogia di Fallot sopravvivranno a lungo, dopo la stessa procedura. Fino ad essere diventato, oramai, lo stesso intervento, obsoleto. Tutte le operazioni servirono a Blalock per pubblicare, nel 1945, un articolo scientifico nel quale tralasciò di citare Vivien Thomas.

L’enorme contributo di Blalock, Taussig e Thomas ha lasciato in eredità una nuova epoca per la cardiochirurgia.