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Siddhārtha, una figura divinizzata ma anche umana

La figura di Siddhārtha Gautama, il Buddha storico, spesso viene associata più ad una figura divina che umana. In realtà, lasciando da parte gli aspetti divini, il Buddha era un uomo che contrastava la società corrotta e oppressa dal Brahmanesimo, e allo stesso tempo esortava la gente comune in quell’epoca. Quindi, il Buddha può essere anche visto come una sorta di guida, non soltanto spirituale, ma psicologica e sociologa.

Il Buddha ha insegnato che ci sono due obiettivi per la via del buddhismo. L’obiettivo primario e ultimo del Buddhismo è raggiungere la pace e la libertà del Nirvana. Mentre egli chiedeva a tutti i suoi discepoli di tenere d’occhio l’obiettivo primario, il Buddha insegnò anche una serie di obiettivi secondari adatti alla maggioranza; essere una persona buona, gentile e onesta, una moglie o un genitore amorevole, un cittadino responsabile e così via.

Per coloro che stabiliscono il loro corso per il Nirvana nella vita presente, il Buddha incoraggia la moderazione sessuale o persino il celibato. Per gli altri ha insegnato la responsabilità sessuale. Per quelli intenti a questa prima opzione ha messo in evidenza ciò che ha definito “i pericoli” nelle indulgenze sensuali e al secondo ha riconosciuto “la soddisfazione” in esso. Essendo stato un marito per quasi due decenni, il Buddha era ben consapevole del lato positivo del sesso e del matrimonio. Ma ha anche visto che il sesso può facilmente diventare una preoccupazione che porta all’attaccamento, all’egoismo, alla noia e alla noncuranza delle vite degli altri.

Il Buddha richiedeva che i suoi monaci e le sue monache fossero celibi (brahmacariya). Tuttavia, non tutti i discepoli del Buddha erano monaci e monache.  L’addestramento etico di base per i laici sono i Cinque Precetti, il terzo dei quali è “astenersi da una cattiva condotta sessuale” ( kāmesu micchācārā ).

Una volta, rivolgendosi ad un incontro di Brahmani, il Buddha disse che avere relazioni sessuali con cinque tipi di donne sarebbe stato immorale: donne sotto la tutela dei loro genitori (māturakkhitā, piturakkhitā); le donne prottete dal Dhamma (dhammarakkhita ) che probabilmente si riferisce a coloro che hanno fatto voto di celibato come le suore. Fare sesso con queste donne significa convincerle a rompere una solenne promessa. Fare sesso con una donna già sposata (sassāmikā), cioè per commettere adulterio. Le donne sottoposte a punizione, (saparidaṇḍ). Le donne ornate di ghirlande (mālāguṇaparikkhittā), vale a dire qualcuno già impegnato per un futuro matrimonio.

Un altro tipo di sessualità esposto dal Buddha è la masturbazione. Il Buddha affermò che tale atto fosse un’offesa solo da parte dei monaci e monache. Ciò non perché considerava la masturbazione “impura” o perché il desiderio sessuale è legittimo solo quando può portare alla procreazione, ma poiché rinforza il desiderio sensuale, distrae questi dalla vita monastica. Il Buddha non disse nulla sulla masturbazione ai laici, probabilmente lo accettava come un’espressione naturale e innocua della pulsione sessuale.

Un tipo di comportamento sessuale condannato dal Buddha nei termini più fiscali è l’incesto, l’ agammagamaṇa  o adhamma raga , “desiderio sbagliato”. Durante la vita del Buddha ci fu un incidente in cui una monaca si infatuò del proprio figlio, un monaco, e i due finirono insieme e condannati dallo stesso Siddhārtha.

Al di là di queste pratiche sessuali, il Buddha ha anche criticato l’usanza, apparentemente ancora prevalente nelle parti più selvagge dell’India, di rapire ragazze e donne, ad esempio come concubine.

Pertanto, il Buddha, attraverso i suoi precetti, non solo intendeva guidare il suo popolo verso la via spiriturale, ma anche educarlo nell’aspetto sociale.

Vittorio Dezio
Vittorio Dezio
Laureato in laurea triennale in lingue inglese e giapponese. Attualmente studente di laurea specialistica in Storia e civiltà giapponese. Sono un folle amante della letteratura e dei libri. Amo le lingue, in particolare quella del Giappone.