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Nino D’Angelo, tournée trionfale per il poeta che parla al cuore

«Il poeta che non sa parlare» Nino D’Angelo si avvicina alla grande festa dei 65 anni raccogliendo applausi e consensi in tutta Italia. Da Parma i giovani lo adorano perché riesce a colpire direttamente al cuore con le sue canzoni che profumano di Napoli, di riscatto sociale e di tanto amore.

Da Parma a Varese. Un altro trionfo: “Una tournée – precisa l’artista – che mi sta facendo cantare i successi che mi hanno accompagnato nel corso della mia carriera. Questa è anche l’occasione per raccontarmi a tutto tondo, rivelando anche alcuni aneddoti divertenti che in pochi conoscono”.

La scaletta ha visto susseguirsi il meglio del suo repertorio di oggi canzoni come “‘O pate”, “Senza giacca e cravatta”, “Si turnasse a nascere”, senza tralasciare alcuni tra i più vecchi successi, come per esempio “Nu jeans e ‘na maglietta”: “Canto ogni brano con grande rispetto”.

Si avvicina la data fatidica del 21 giugno: si avvicinano i 65 anni

“Già, quest’anno sono pure i quaranta di ‘Nu jeans e ‘na maglietta e i 25 del David di Donatello per la colonna sonora di “Tano da morire“ di Roberta Torre. Di ragioni di fare festa ce ne sono: anche se con le mascherine, stiamo ricominciando a vivere. Certo, c’è la guerra e ogni sera “Odio e lacrime“, un pezzo scritto nel 2005 pensando all’Iraq, è il mio tributo alle sofferenze del popolo ucraino. In una circostanza del genere l’importante è non perdere la speranza. La canzone serve pure a questo”. Nino ha anche un sogno nel cassetto: “Mi piacerebbe interpretare Eduardo, magari “Il sindaco del rione Sanità“. A teatro ho recitato tanto Viviani, ma niente De Filippo”.

Il Poeta che non sa parlare: la definizione di una sua professoressa

Il poeta che non sa parlare” la definizione gliela ha incollata addosso la sua professoressa quando era bambino. Gaetano-Nino ha l’ha tirata fuori lo scorso anno per dare alle stampe un album, un libro autobiografico, e mettere in strada questo tour.
“Negli ultimi anni mi sono un po’ depresso, come tutti” spiega il cantante napoletano, classe 1957. “Ma a spronarmi ci ha pensato l’amore della gente, quella di San Pietro a Patierno, il mio quartiere, dedicandomi un murale firmato da Jorit. È stato grazie a quell’affetto, a quel calore, che ho ritrovato la forza di scrivere. Ora ogni sera in platea c’è il popolo delle mie canzoni e sul palco le canzoni del mio popolo; anche se una volta ero suo figlio mentre ora sono suo padre”.