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Morte Nicola Romano: le dichiarazioni della famiglia

La morte di Nicola Romano, avvenuta il 10 agosto del 2013, dieci anni fa, apre nuovi scenari.

La famiglia naturalmente chiede giustizia, che di fatto ancora manca, dato che le indagini per capire come e sia morto il ragazzo, si contraddistinguono per palesi e gravissimi errori.

Intervenuta con un post ricco di pathos e rabbia al tempo stesso, la sorella della giovane vittima, Maria Chiara Romano. “Siamo Indignate, di come la Procura Generale Della Repubblica Presso La Corte Di Appello Di Perugia, abbia totalmente ignorato quello che davvero è successo quella notte, ma rende ancora più difficile un percorso già di per se in salita”.

Una situazione complicata, resa ancor più difficile da fattori esterni che alimentano purtroppo ritardi e inesattezze. Intanto, come è giusto e normale che sia, nei familiari e in particolar modo nella mamma e nella sorella di Nicola, il desiderio di giustizia è più forte che mai.

Serve fare chiarezza sulla morte del giovane, ritrovato senza vita, dieci anni fa in un appartamento in Via Mater dei. Sin da subito molte cose sulla cosiddetta “scena del crimine” non tornavano.

L’abitazione era completamente a soqquadro, ed infatti il corpo esanime venne rinvenuto tra oggetti rotti, a terra, sotto ad un tavolo.

In quella tragica occasione, lo zio di Nicola, pensò di scattare delle foto, a testimonianza dello stato in cui versava l’appartamento. Era tutto divelto e parecchi oggetti distrutti. Le fotografie furono scattate prima che il corpo venisse spostato dalla polizia scientifica e non combaciano con quelle scattate dalla Procura.

Morte Nicola Romano: la famiglia chiede giustizia

L’indagine, dopo varie indagini (ritenute dalla famiglia, sommarie e troppo frettolose) decretò che Nicola Romano fosse morto per overdose. 

Conclusione alla quale la famiglia del giovane si è opposta sin da subito, escludendo ogni possibilità di morte per droga e pagando a proprie spese un team di investigatori, ma anche avvocati, medici legali, tossicologi, analisi forensi e ricerca interminabile di indizi e prove; “Tra le varie prove (foto, chat, testimonianze, file audio.) Consegniamo alla procura, tre perizie due tossicologiche e una medico legale, le nostre perizie, si sono basate solo sui dati scientifici e sui numeri (difficilmente opinabili) e le stesse, ci dicono che Nicola, non può in nessun modo essere morto per Overdose, e che al contrario di quanto presume la Procura Generale Della Repubblica Presso La Corte Di Appello Di Perugia la morte di mio fratello è più che compatibile ad una morte asfittica. Ma siamo altrettanto convinte, anche da fatti tangibili, che il passato di mio fratello, abbia da subito determinato l’esito delle indagini”. Scrive la sorella di Nicola Romano in un lungo post che sta facendo il giro del web.

Ad oggi è stata disposta – solo – un’unica perizia, che si limita a contraddire le perizie messe in atto dal team incaricato dalla famiglia di Nicola Romano. Sono stati forniti vari nomi di persone che sanno quanto è accaduto, ma la Procura ha preso in esame solo una testimonianza, ritenuta opinabile dalla sorella della vittima, poiché la persona in questione afferma di non ricordare, a causa del tempo trascorso.

Ancora adesso non si sa come sia morto Nicola Romano e di fatto, c’è stato un grave errore, come detto in apertura, che compromette fortemente le indagini. Ricordiamo che, gli esami scientifici effettuati sul corpo del giovane, asseriscono che Nicola avesse assunto sostanze stupefacenti, ipotesi totalmente smentita dagli esperti incaricati dalla famiglia del giovane; come ha dichiarato  la sorella di Nicola: “Nel corpo di mio fratello c’era solamente una minima quantità di MORFINA. La stessa, utilizzata quando si vuole addormentare una persona magari, prima di soffocarla”.

Altro elemento non considerato dalla Procura, è la scomparsa di Nicola Romano; il giovane non fu reperibile per due giorni, anche se il gps della sua vettura registrò i suoi spostamenti.

Il problema è che non è chiaro se nelle indagini quegli elementi siano stati presi in considerazione dagli inquirenti. 

Un giovane morto per una eventuale overdose, nonostante non sia stato ritrovato nessun ago. Un altro dato che secondo i parenti di Nicola Romano è stato sottovalutato: il foro dell’iniezione è sul braccio destro, mentre Nicola non era mancino.

Inoltre, altro fattore da non sottovalutare, prima che venisse ritrovato senza vita, Nicola era spaventato. Alla famiglia stessa, il giovane aveva rivelato di aver paura e di esser stato picchiato da alcuni soggetti non identificati.

Ultimo particolare, ma non per questo mento importante, è la richiesta da parte di Chiara Romano e della mamma di Nicola, di essere ascoltate dalla Procura di Perugia, dato che fino ad oggi non sono state mai convocate a testimoniare.

Quello di Nicola Romano è un caso che non trova pace. La famiglia è convinta che il ragazzo sia stato ucciso e che le indagini siano state troppo rapide. 

È inaccettabile che reperti importantissimi e utili alle indagini, quali: bicchieri, mozziconi di sigaretta, siano stati distrutti, nonostante le indagini ancora in corso.

La caparbietà dei familiari di Nicola Romano, ha portato ancora una volta alla riapertura del caso. Per loro è stato omicidio, avvalorato dalla presenza di vari elementi.

Così come ha scritto la sorella di Nicola: “Questa volta, l’esigenza di mostrare la verità sulla morte di mio fratello è prevalente”.

I familiari del giovane proveranno a fare luce su quanto realmente è accaduto quel giorno, perchè troppe cose non coincidono, troppi ancora gli interrogativi ai quali dare risposta.