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Massimo Troisi: “Tutte le strade portano a Napoli”

Massimo Troisi nasce nel febbraio 1953, a San napoletana e la sua originalità consisteva proprio nel fatto di essere un napoletano considerato “diverso”. Timido, posato, abituato a parlare sottovoce. Di melodrammatico, nella vita di Troisi, c’è stata suo malgrado soltanto una cosa: l’epilogo. L’attacco cardiaco che, il 4 giugno 1994, l’ha portato via a soli 41 anni; da poche ore aveva finito di girare il suo film più importante e “internazionale”, Il postino, per il quale venne candidato dopo la morte a due premi Oscar: Miglior attore e Miglior sceneggiatura non originale (il film è infatti un adattamento del romanzo Ardiente paciencia del cileno Antonio Skármeta), mentre Michael Radford ebbe la nomination per la Migliore regia e il film quella a Miglior film.

Uomo e attore napoletano che ha fatto conoscere all’Italia e al mondo una Napoli fuori dai canoni tradizionali, una città differente, non solo folklore, pizza e mandolino, ma anche teatro, melodramma, comicità mista a ”tragedia”,  scevra di luoghi comuni; l’identità di una città espressa a voce bassa, in napoletano, un dialetto in qualche misura simile all’italiano per facilitarne la comprensione.

Proprio attraverso i luoghi in senso materiale, dove sono stati girati i film di Troisi, si può ricostruire l’immagine di un uomo dalla forte personalità artistica. Un uomo innamorato di Napoli che l’ha saputa decantare e talvolta criticare, sempre con tatto ed estrema razionalità.

Massimo Troisi: i luoghi delle sue pellicole


L’ultima interpretazione di Massimo Troisi fu, come detto, Il Postino, uscito nel 1994; rappresenta uno dei film più amati e celebri, ancora oggi apprezzato da un vasto pubblico che quasi a memoria ne ripercorre le scene.

Tra le location più belle de Il postino, oltre alla spiaggia, c’è l’isola di Procida. Tra i vari frame procidani, in particolar modo una piazza della Marina Corricella nella quale furono girate alcune scene che nel nel 2009 è stata intitolata all’attore napoletano.

Percorrendo il porticciolo di Corricella si possono scoprire i luoghi ripresi nel film e approfittarne per visitare l’isola di Procida nei suoi aspetti più intimi e nascosti.

La spiaggia di Pozzo Vecchio, oggi chiamata anche la spiaggia del postino, fu scelta per immortalare la scena del primo incontro tra Mario (Massimo Troisi) e Beatrice.

Una serie di scene che rubano il cuore, arrivano direttamente all’anima, scatenando una molteplicità di emozioni che difficilmente si dimenticano.

Un sali scendi di suggestioni, elementi cinematografici, ambientazioni, focus narrativi, bellezza mista ad incanto, amore vero, battute, ironia e realtà.

A proposito di sali scendi, un’altra importante location che riconduce a Massimo Troisi, sono le scale in via Mariconda (quartiere Chiaia)  dove nel 1983 Massimo Troisi, nel ruolo di Vincenzo, apriva il cuore all’amico Tonino, magistralmente interpretato da Lello Arena, che parlava della propria sofferenza d’amore.  l’amico Tonino, interpretato da Lello Arena, che si sfogava per le sofferenza d’amore. Scene di “Scusate il ritardo”, immagini entrate nella storia del cinema.

Quelle scale oggi sono percorse da molte persone che quotidianamente  passano da lì, o semplicemente turisti che raggiungono la zona. Un luogo simbolo, come tanti luoghi della città che ricordano Troisi.

È un film comico nella forma, ma ricco di tristezza, secondo la lezione di Eduardo De Filippo, Troisi riesce a far divertire raccontando storie serie; facendo rispecchiare un’intera generazione in un giovane (ma non più tanto giovane) che non riesce a prendere decisioni ferme su nulla: amore, lavoro, stile di vita.

Profondo, articolato e spiazzante in ogni sua pellicola, Massimo Troisi celebra la cultura di Napoli ma anche la negazione dei suoi standard, grazie all’uso strategico degli stereotipi che vengono demoliti e ironizzati continuamente.

Pensavo fosse amore… invece era un calesse, la sua penultima opera uscita nel 1991.

Il film è stato girato principalmente a Napoli, tranne che per la scena finale che è stata filmata a Roma.

Tra le location principalmente utilizzate per Pensavo fosse amore… invece era un caselle c’è Borgo Marinari, vicino al celebre Castel dell’Ovo. E’ qui che è ambientata anche la storia.

Un volto così mutevole, istrionico e, al tempo stesso, contraddistinto da un sentimento comico ma al contempo tragico, debito da una

lingua napoletana quasi sgrammaticata quella usata da Massimo Troisi, monologante, spesso definita “inventata”, anche se fortemente diretta e realistica. Così le location dei suoi film, vere, in tutta la loro bellezza, ricche di sfumature, simbolo di una città che non ha mai smesso di attirare l’attenzione, come un set cinematografico vero e proprio.

La svolta artistica di Massimo Troisi arriva con Ricomincio da tre, dove il suo personaggio, sempre “spalleggiato” da Lello Arena, attraversa diverse fasi per così dire, evolutive.

La scena, che ancora oggi più fa sorridere è quella di Troisi ed Arena sulla bicicletta;  quella della bicicletta, dove un Lello pigro e stanco convince, o per meglio dire, costringe  Gaetano a  portarlo in giro (con annesso borsone) alla ricerca di una pensione  sulla canna della bicicletta.

L’argomento decisivo è “Mi faccio leggiero leggiero!”, frase divenuta storica e di uso comune.

Poco prima di girare Ricomincio da tre Massimo Troisi aveva conosciuto Pino Daniele che firmò le splendide musiche del film, dando così inizio ad una stupenda e prolifica collaborazione.

 L’indirizzo che il padre di Gaetano, in Ricomincio da tre, pregando dà alla Madonna, Via Cavalli di Bronzo 31, è l’indirizzo di San Giorgio a Cremano dove si trasferì la famiglia Troisi negli anni sessanta.

Una delle cose che più colpisce di questa location napoletana scelta dal celebre attore e regista, è che recandosi all’ufficio anagrafe del comune di San Giorgio a Cremano, si puó ammirare un quadro appeso alla parete di ingresso, che riporta i dati anagrafici di Troisi.
Quel quadro è lì da anni, raccontano alcuni funzionari del comune. È stato apposto quando il celebre regista ed attore si trasferì a Roma.

Troisi: un rapporto viscerale con Napoli

Un simbolo o forse semplicemente una metafora per dire che Massimo non è mai andato via. 

La scheda di Massimo Troisi riporta la data di nascita, il 19 febbraio 1953 e la sua prima abitazione: in piazza Garibaldi 34: è la piazza principale della città, che oggi porta proprio il suo nome.

Troisi ha dato tanto a Napoli, al mondo, a coloro che lo amavano ed ancora oggi ne conservano un dolce ricordo.

La città del sole, del mare, ma anche delle tante contraddizioni, fu il set prediletto dell’attore e regista, intensamente partecipe degli eventi e del susseguirsi politico della società del tempo.

Ironia mista a consapevolezza, tanga realtà e soprattutto verità, sono le caratteristiche principali delle opere di Troisi.

Napoli è elemento costante in tutto quello che Troisi decise di mettere in scena sia al teatro che sul grande schermo. Nei film di Troisi, tra le varie location, appare sicuramente una Napoli sentimentale, nonché comica, espressa attraverso un linguaggio, tra italiano e napoletano colloquiale, che risente però di quello sgarrupato che contraddistingue alcuni tessuti sociali propri di varie realtà partenopee; si tratta di un linguaggio ancora non pieno, ma che esprime pienamente i concetti.

Ciò che conta è la bellezza di quei luoghi, celebrati, decantati in tutta la loro essenza ed identità, tipicamente veri… così come sono.