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Chico il mago e Jovannella di Canzio: la nascita dei maccheroni al ragù per la felicità

La cucina è parte integrante, se non essenziale, dell’identità di tutti i partenopei. Ebbene, in una città impregnata di miti e leggende, perfino nelle sue pietre, anche la nascita dei maccheroni al ragù ha la sua storia mitica.

La leggenda di Chico il mago è un racconto raro e, ormai, poco conosciuto della tradizione napoletana. Il protagonista, un uomo che ha vissuto una lunga vita dedita a piaceri sfrenati e passioni di ogni tipo, ad un certo punto decise di ritirarsi alla ricerca della ricetta perfetta per la felicità. Investì tutte le sue ricchezze per trovare la combinazione magica di ingredienti e sapori che potesse donare un attimo di felicità al prossimo.

Chico il mago, nel 1220, viveva in un piccolo palazzo degradato, all’ultimo piano dello stretto vico dei Cortellari. Schivo e poco socievole con il vicinato, l’uomo incuteva una certa soggezione. Sempre chiuso in casa ad armeggiare con pozioni ed alambicchi, l’uomo cercava disperatamente la chiave per la felicità sulla terra.

Tutti i vicini erano intimoriti e, allo stesso tempo, incuriositi da una figura tanto misteriosa, che non lasciava mai il suo piccolo appartamento e che passava le sue notti sveglio ad armeggiare tra pozioni ed ingredienti. Era conosciuto da tutti come “Chico il mago”, l’uomo al cui passaggio seguivano scongiuri di ogni tipo. Chico, dopo anni di ricerca, di studi su libri e pergamene antichissime, era quasi arrivato al risultato tanto sperato.

Viveva in un palazzo abitato da personaggi tutt’altro che raccomandabili. I suoi vicini, una coppia di sposi che di giorno si occupava di ogni genere di malaffare e che passava le notti a litigare e a malmenarsi a vicenda, provò in ogni modo a carpire notizie riguardo le misteriose attività e i segreti del mago.

In particolare, la moglie Jovannella di Canzio, spiando dalla finestrella, guardò il mago che armeggiava ai fornelli e gli rubò la ricetta che aveva perfezionato in anni di duro lavoro. Propose al marito di presentarla al re Federico II nella speranza di essere premiata dal sovrano.

La donna si recò a palazzo e preparò a mano delle tagliatelle, sottilissime come un velo. Poi rosolò la carne nella cipolla, sfumò col vino e condì il tutto con abbondante pomodoro. In tre ore, la donna presentò al sovrano un piatto di maccheroni al ragù che divenne, in breve tempo, la sua prelibatezza preferita. La coppia ricevette un premio in denaro di 100 monete d’oro in cambio della ricetta.

Presto, il piatto leggendario si diffuse in tutta la città di Napoli all’insaputa del mago che continuava a perfezionare la sua invenzione. Quando, però, fu pronto a presentarla al mondo, si rese conto che tutti già la conoscevano. Così, tornato a casa, distrusse alambicchi, piatti e libri e pergamene.

Chico il mago sparì dalla città e non fu mai più rivisto. In punto di morte, Jovannella confessò l’origine della ricetta magica, chiave della felicità, ma ormai il danno era fatto e non ci fu alcuna giustizia per il mago.

La leggenda narra che ogni sabato, in vico dei Cortellari, all’ultimo piano, lo spirito di Chico si rechi nell’appartamento per tagliare ancora i suoi maccheroni, con Jovannella che prepara il sugo e il diavolo che con una mano gratta il formaggio e con l’altra soffia sotto la caldaia.

 

 

Anna Borriello
Anna Borriello
Scrivo per confrontarmi col mondo senza ipocrisie e per riflettere sul rapporto irriducibile che ci lega ad esso.