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Omicidio in Pakistan: voleva un maschietto, uccide la neonata a colpi di pistola

Orrore in Pakistan: padre uccide la figlia neonata, di soli sette giorni, con cinque colpi di pistola. Voleva che il suo primogenito fosse maschio. La notizia ha lasciato il mondo senza parole.

Si tratta di Shahzaib Khan, arrestato con l’accusa di aver assassinato la figlia neonata. L’efferato omicidio si è verificato a Mianwali, nella provincia del Punjab. Le indagini riguardo il terribile delitto sono ancora in corso.

I familiari dell’uomo, come riportato dal Mirror, hanno sostenuto che lui fosse molto deluso dalla nascita di una bambina femmina. Quando è nata l’uomo è rimasto fuori casa e si è rifiutato di vederla: non voleva assolutamente accettarla.

Jannat Fatima, di soli sette giorni, è morta a causa di cinque colpi di pistola. Uno dei parenti aggiunge, inoltre, di aver provato ad allontanare la bambina dal padre. Lui, però, ha minacciato con la pistola chiunque provasse ad avvicinarsi alla neonata.

Uccide la figlia neonata con cinque colpi di pistola: il padre accusato di omicidio voleva un primogenito maschio

Dopo l’omicidio della piccola, l’uomo si è dato alla fuga. La caccia all’uomo è durata quattro giorni. Mercoledì le forze dell’ordine lo hanno arrestato in piena notte, ancora non aveva lasciato la provincia del Punjab.

Il portavoce della Polizia del Mianwali ha raccontato: “I denuncianti hanno detto alla polizia che l’assassino si lamentava da tre o quattro giorni di volere un figlio maschio ed era molto arrabbiato”.

Conclude: “Sua moglie ha anche confermato che era arrabbiato per avere una figlia e voleva un figlio”.

Nel Paese che soffre ancora di una mentalità profondamente patriarcale, a farne le spese sono spesso le più piccole. Un figlio maschio è considerato come una sicurezza per il futuro della famiglia, anche dal punto di vista economico. Inoltre, nelle zone più rurali del Pakistan le donne subiscono ancora violenze e soprusi.

 

Anna Borriello
Anna Borriello
Scrivo per confrontarmi col mondo senza ipocrisie e per riflettere sul rapporto irriducibile che ci lega ad esso.