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Black music: l’uguaglianza espressa in musica a Napoli

La black music nel corso del tempo è stata influenzata da diversi aspetti, che hanno poi creato un genere musicale unico, diffusosi gradualmente in varie parti del mondo. 

Tale genere musicale, di riscatto e spesso di denuncia sociale, rappresenta ancora oggi, un’ideale colonna sonora, tutta da scoprire. 

Black music: l’identità storica di Napoli

Per quanto riguarda la Campania, o meglio, Napoli, città dai mille colori e volti, la storia musicale, è stata denotata da aspetti che nel corso del tempo l’hanno scalfita e condizionata, creando una vera e propria identità.

Abbiamo citato Napoli, poiché rappresenta una delle città più importanti d’Italia dal punto di vista musicale, e se si parla di influenza nera o black music, non si non menzionare quello che è stato chiamato il Napoli Power.  

Come già è stato detto, la Black music è  una musica che assume una dimensione popolare, legata alle tradizioni, alla vita vissuta, spesso in strada, tra i vicoli della città, con uno sguardo costante all’America, al blues, al funk.

È importante sottolineare la bellezza e soprattutto la storia della cosiddetta – black music, poiché essa ha fortemente influenzato, soprattutto a Napoli, compositori, strumentisti, fornendo veri e propri modelli culturali, estetici e sociali e formando coloro che oggi sono conosciuti come i cantanti più importanti della città partenopea.

Tutto ebbe inizio da lì.

A Napoli, il forte legame che si instaura soprattutto dagli anni Sessanta, con la Black music,  non riguarda esclusivamente i modelli armonici e melodici del Jazz, o del blues, ma nasce e si forma grazie alle influenze proprie degli artisti afroamericani che proprio in quegli anni facevano sentire la propria voce. 

Napoli: la musica come fattore di uguaglianza

Sicuramente un esempio relativamente recente di black music è riscontrabile in un famoso disco del celebre cantante Pino Daniele: “Nero a metà”; oltre all’allusione di tipo linguistico, fu lo stesso cantante a sottolineare l’utilizzo delle formule stilistiche e armoniche del blues e della black music nel suo disco, non solo per far fronte ad esigenze di carattere estetico, ma soprattutto per instaurare un vero e propri legame simbolico, una sorta di continuo.  

Quel legame musicale che caratterizzava la musica, non solo di Pino Daniele, ma anche di James Senese, e altri ancora, è molto importante per comprendere la vera radice culturale che costituisce i tasselli della musica napoletana. I prodotti musicali che negli anni, sono stati influenzati dalla cosiddetta diaspora africana, hanno creato una “iperbole circolare” di tipo linguistico e sociale, che si fonda su un tema molto forte, ossia il grido di opposizione al razzismo.

D’altronde, Napoli è una città aperta a tutto e tutti, è ospitale, colorata di usi e tradizioni, perennemente avvolta in un’aurea di positività, e quindi anche il comparto musicale, del passato, ma anche attuale, non poteva e non può sottrarsi a sinfonie (ovviamente diverse tra loro) che viaggiano lontano nel tempo, rifacendosi a culture distanti solo geograficamente.

La famosa quanto bella città partenopea, è una sinfonia costante, una musica che, nei suoi diversi aspetti e caratterizzazioni non smette mai di sorprendere, attraverso testi storici, antichi, quasi poetici, ma anche con i tanti cantautori che ancora oggi continuano a riproporli in una veste “nuova” che però rimanda al passato.