giovedì 25 Aprile, 2024
14.5 C
Napoli
spot_img

Articoli Recenti

spot_img

Annamaria Franzoni: il ritorno a Cogne 20 anni dopo l’omicidio del figlio

Un ritorno al passato impegnativo per Annamaria Franzoni e per il marito, Stefano Lorenzi. I due coniugi hanno sostato per ben tre giorni nella villetta dove si è verificato l’ormai noto delitto di Cogne, proprio in occasione del Capodanno.

A circa vent’anni di distanza da quel tragico episodio, l’assassinio di Samuele, verificatosi il 30 gennaio 2002, fa ancora male.

La coppia ha deciso di celebrare le festività utilizzando dei fuochi d’artificio durante la notte di San Silvestro, con uno spettacolo di nel giardino della villa.

Ma questo non è il primo ritorno nella casa di Cogne per i due. Infatti, la donna è tornata più volte nell’abitazione ubicata nella casa di frazione Montroz, da quando ha scontato la pena a 16 anni (scesi poi ad 11) per l’omicidio del figlio, Samuele.

Dopo aver scontato la pena, a fine 2018 era stata vista nello chalet da alcuni vicini di casa. Nel corso del 2021, nel mese di giugno, si era concluso il contenzioso che vedeva contrapporsi la famiglia Franzoni e l’avvocato Carlo Taormina; con il quale la villetta di Cogne correva il rischio di essere messa all’asta.

Il tribunale di Aosta ha decretato la fine della procedura esecutiva; partita dai solleciti dell’ avvocato, che lamentava il mancato pagamento delle parcelle, pari a più di 275mila euro, divenuti poi 450mila durante il pignoramento.

Il legale ha dichiarato: “I coniugi Franzoni hanno iniziato a pagare”. La villa era poi stata dissequestrata il 23 marzo 2013, in presenza di Stefano Lorenzi.

I problemi con l’avvocato Taormina

In seguito, l’avvocato Taormina è tornato disponibile per la famiglia Lorenzi, in quanto il pignoramento era stato revocato.

Inoltre, Il 4 febbraio Annamaria Franzoni aveva denunciato la presenza di una tetra forma di turismo legata alla villa di Cogne. Era intervenuta in qualità di testimone e parte civile durante un processo per violazione di domicilio ai danni di una giornalista e di un telecineoperatore, poi dichiarati innocenti.