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Titanic: l’inaffondabile.

L’uomo in quanto “entità antropologica” è ancora adolescente e suscita quasi tenerezza nei suoi tentativi di sentirsi onnipotente e sfidare la natura. Dai racconti biblici (ad es. la torre di Babele), dalla letteratura e soprattutto dalla storia, gli insegnamenti si susseguono tenaci e perseveranti al solo fine di ammonirlo a non intraprendere strade da percorrono senza le cautele necessarie ad un percorso arduo da colmare o di incerta destinazione.Anche il secolo scorso non fa eccezione alla leggerezza delle umane azioni e la tragedia dell’ “inaffondabile” Titanic starà li a ricordarcelo per sempre. Le barriere insormontabili delle tre classi che dividevano ricchi, classe media e reietti nella famosa nave furono spazzate via da una notte di calma glaciale che fece da teatro all’ennesimo atto di stupidità degli “uomini-bambino”. Il transatlantico britannico più famoso della storia portava a bordo 2200 passeggeri e dovette pagare un pedaggio di 1500 anime in quel viaggio da Southampton a New York nell’aprile del 1912 in un viaggio nel quale la sola andata, una suite, ai giorni nostri, sarebbe costata 40 mila euro ed un appartamento in prima classe, 64 mila bigliettoni. Il comandante Edward John Smith, in una dichiarazione che nessuno potrà mai dimenticare, disse che non riusciva ad immaginare alcun tipo di infortunio che potesse accadere a questa nave che però non portava a bordo binocoli, il che non è un dettaglio, e che in un’area nella quale non era trascurabile la presenza di iceberg, andava ad una velocità di 22,5 nodi (42 km orari) laddove sarebbero dovuti essere al massimo 12 (23 km all’ora). L’avvistamento della montagna di ghiaccio fu dunque fatto ad occhio nudo, a non più di 500 metri circa dalla prua dell’imbarcazione, troppo pochi per evitare la collisione e quando la campanella della vedetta del marinaio britannico Fleet suonò, diede vita al peggior incubo che i passeggeri di un’imbarcazione potessero vivere. La città galleggiante, come veniva definita il capolavoro della “White Star” e varata solo un anno prima, ebbe un’agonia di appena 2 ore e quaranta minuti alla fine delle quali si ritrovò inabissata, insieme alla presunzione umana, in fondo all’oceano, in una notte nella quale un giovane a bordo sopravvissuto, tale Jack Thayer, racconta che non c’era luna e la stelle brillavano come se si volessero staccare dal cielo. In una notte nella quale ci si dovrebbe sentire felici di essere al mondo solo l’uomo può far si che si muoia inopinatamente e nel modo più ingiusto possibile.