sabato 20 Aprile, 2024
12.3 C
Napoli
spot_img

Articoli Recenti

spot_img

Psicologia del marketing: meglio marchi con nomi semplici o originali?

Un’azienda che lascia il segno si riconosce per svariati elementi, a partire dal nome. Per anni gli esperti di marketing si sono interrogati sull’efficacia di una certa denominazione e fino ad oggi vi era la tendenza ad utilizzare delle varianti meno usuali per farsi ricordare. Questo è il caso dell’azienda statunitense “Lyft”, chiamata in questo modo e non con il nome corretto, “Lift”.

Uno studio pubblicato sul Journal of Marketing contraddice questa tendenza. Infatti, pare che i consumatori percepiscano meno autentici i nomi scritti volutamente male e quindi sarebbero meno predisposti a fidarsi delle aziende che ricorrono a questa strategia.

Autenticità dei nomi: il caso Clear

Circa 3000 persone hanno preso parte ad otto studi sperimentali. In uno di questi studi alcuni promoter distribuivano dei campioni di soda gratis durante una partita in Indiana, negli Stati Uniti. Un marchio si chiamava Deep, l’altro Clear o Klear.

Quando i tifosi dovevano esprimere una preferenza tra i marchi Deep e Klear, preferivano quest’ultimo nel 48% dei casi. Al contrario, quando si trattava di scegliere tra Deep e Clear, la preferenza per quest’ultimo saliva al 62%. John Castello, coordinatore dello studio, afferma che dovendo scegliere tra due alternative i consumatori tendono a preferire quella che considerano più familiare.

Marketing: come prevenire l’effetto boomerang?

In un altro studio i ricercatori hanno chiesto ai partecipanti come mai considerassero negativamente un marchio con un nome desueto rispetto ad uno con un nome noto.

Dalle risposte del campione preso in esame è emerso che i nomi insoliti erano considerati parte di una strategia di marketing. Secondo tale ipotesi l’azienda avrebbe preferito un nome originale per apparire più interessante agli occhi dei consumatori. Questa situazione andrebbe a generare il cosiddetto effetto boomerang, ovvero il risultato negativo di una comunicazione che causa una risposta opposta agli obiettivi.

Bisogna specificare che lo studio è stato portato avanti analizzando marchi di nuova generazione. Probabilmente l’uso di una grafia inusuale era efficace anni fa ma oggi non sortisce gli stessi risultati, come ha affermato Rebecca Reczek, uno degli autori dello studio.

In definitiva Costello afferma che se l’azienda sceglie un nome inusuale è bene che ne comunichi l’origine ai consumatori nelle prime campagne di marketing, in modo da evitare l’effetto boomerang e favorire un’immagine chiara e trasparente.