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Orecchio assoluto, una dote per chi fa musica?

Richard Wagner non l’aveva, Mozart invece sì.
Nel suo libro Musicofilia, Oliver Sacks, scrive invece di un suo paziente violinista che soffriva di acufene e riportava che il suono che gli ronzava nella testa era un Fa naturale.
Ecco, questi sono i fenomeni che hanno l’orecchio assoluto, che è la capacità di percepire l’altezza esatta delle note senza alcun altro suono di riferimento.
Per capirci, tu fai fa “ding” con un cucchiaio su un bichiere e tuo cugino, che non lo sai ma ha l’orecchio assoluto, dice “fa diesis!” e dopo tre giorni lo porti a fare il fenomeno dalla De Filippi.

Torniamo a Mozart. Si racconta che una volta a sette anni Mozart commentò il suono del violino del suo amico Johann Andreas Schachtner, poi diventato suo librettista, dicendo: «Se non hai più cambiato l’accordatura del tuo violino da quando l’ho suonato io l’ultima volta, rispetto al mio è calante di un quarto di tono». Questo lo diceva a sette anni. Oggi a sette anni i ragazzi neanche sanno cos’è un vìolino.

Le persone con questa capacità riescono a riconoscere l’altezza esatta di oltre settanta note, ma c’è però un problema: l’accordatura dello strumento. Deve essere a 440Hz, altrimenti tutto il sistema sballa.
Si racconta ad esempio di un illustre pianista che riuscì a completare solo con enormi difficoltà l’esecuzione della Sonata «Al chiaro di luna» di Ludwig van Beethoven, (un pezzo tecnicamente semplice), perché il pianoforte che stava utilizzando aveva un’accordatura a cui lui non era abituato.
Attenzione, non parliamo di uno strumento scordato, semplicemente di uno strumento intonato ad una frequenza leggermente diversa. Quindi, per capirci bene, per una persona con l’orecchio assoluto ascoltare una musica familiare nella tonalità sbagliata è come andare al mercato e scoprire che tutte le banane sono arancioni, la lattuga gialla e le mele viola.

Quindi l’orecchio assoluto, se può essere utile per fare il fenomeno a tuo cugino dalla De Filippi, a volte può essere un ostacolo perché il musicista con orecchio assoluto costretto a suonare con strumenti non intonati con il La a 440 Hz potrebbe avere difficoltà ad intonarsi con gli altri strumentisti.


La dote davvero utile, o meglio indispensabile per un musicista, è l’orecchio relativo. Vale a dire la capacità di riconoscere le relazioni fra più note. Per capirci, torniamo ai nostri bicchieri. Tu fai “ding”sul tuo bicchiere di vino, ma tuo cugino questa volta non sa che nota ha emesso perché non ha l’orecchio assoluto; poi però fai “dang” sul suo bicchiere di acqua e lui, che ha l’orecchio relativo, ti dirà che l’intervallo tra le due note e’ per esempio una quarta ascendente. Così se ding era un do, dang era un fa.

Ma neanche questo ci risolve i problemi. A mio avviso la cosa in assoluto più utile per un musicista è l’orecchio interno. Vale a dire che tutti questi suoni impari a immaginarteli nella testa, senza nessuna emissione di suono.
È così che i compositori dicono di scrivere la musica, ma poi di nascosto usano il pianoforte.