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Nel 2020 sì alle piccole cene di Natale; economia in calo

Nel 2020 a Natale non sarà possibile un cenone in grande. Dimentichiamoci di aggiungere un posto a tavola per qualche amico o qualche parente di secondo grado, perché festeggiare anche con loro quest’anno non sarà cosa fattibile. Comunque non possiamo dire che sarà un Natale solitario.

La sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, in un’intervista ha dichiarato a La Stampa che non ci sarà un Natale solitario, che sarà comunque possibile trascorrerlo in famiglia ma nel nucleo ristretto: parenti di primo grado, fratelli e sorelle. Questo sarà l’unico provvedimento che riguarderà il Natale.

Anche Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute, lo dichiara su Sky TG 24: “Sarà un Natale di estrema prudenza, in cui purtroppo la circolazione del virus sarà ancora intensa. Non saranno possibili cenoni aperti ed assembramenti, cioè persone che non si conoscono vicine. Sarà un Natale con i propri cari, naturalmente sapendo che i propri cari hanno adottato a loro volta dei comportamenti saggi. Sarà un Natale con un cenone con poche persone che si conoscono e che stanno molto attente alla distanza e all’igiene e che festeggiano in maniera sobria”.

Sempre la Zampa a sua volta ha dichiarato: “La gran parte delle restrizioni attuali è bene che restino, magari con un allentamento del rigore per alcuni esercizi”. La crescita del Pil, invece, non è garantita come i cenoni.

Anzi, ne è prevista una caduta nel 2020 e persino a doppia cifra, che potrebbe costare all’economia italiana altri 25 miliardi di euro.

Un’impresa su tre rischia di non superare una seconda chiusura, dunque l’economia è allo sbando.

Le festività di solito sono il periodo in cui maggiormente l’economia dei vari negozi ingrana. Ma quest’anno probabilmente non sarà così, se ci saranno nuove chiusure. Anzi, ciò potrebbe causare un taglio netto alle spese.

Preoccupa anche il versante riguardante l’occupazione. L’Istat ha infatti rilevato che nel secondo trimestre a causa della pandemia e delle limitazioni sono andati in fumo oltre 800 mila posti di lavoro. Un quadro devastante e per nulla incoraggiante che rischia solo di aggravarsi.