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Maria Montessori, 71 anni dalla sua morte

Il 6 maggio 1952 muore Maria Montessori, educatrice, pedagogista, neuropsichiatra infantile, filosofa e scienziata italiana. È stata una delle prime donne a laurearsi in medicina in Italia. Il suo contributo più grande, tuttavia, è proprio il metodo educativo che prende il suo nome, il cui focus è la libertà e l’indipendenza dei bambini. Il metodo Montessori fu ideato agli inizi del 1900, periodo in cui l’educazione era molto rigida e l’insegnamento prevedeva soprattutto forme nozionistiche e mnemoniche di apprendimento. Questo metodo ebbe così tanto successo che si diffuse anche oltre il suolo italiano.

Oggi nel mondo sono più di 65mila le scuole di stampo montessoriano.

Maria Montessori delinea il suo metodo a partire dai suoi studi e dalle sue molteplici esperienze. La sua prima sperimentazione educativa fu con i bambini “frenastenici” che risiedevano nella clinica psichiatrica dell’Università, dove la Montessori divenne assistente. Portando avanti il progetto all’interno della struttura constatò che i bambini iniziarono a stare meglio.

Grazie alla dedizione della pedagogista, impararono a scrivere e superarono l’esame di licenza elementare. Da qui l’ipotesi che i bambini del manicomio necessitassero di essere educati, che avessero bisogno non di medici, ma di maestri.

La prima scuola improntata sul metodo (denominata Casa dei bambini) venne aperta a Roma nel 1906, di preciso a San Lorenzo per i figli delle famiglie operaie del quartiere. Da allora venne riconosciuta sempre di più l’innovazione del metodo e Maria Montessori divenne una pedagogista di fama internazionale. Negli anni l’educatrice scrisse anche numerosi libri, tra cui Il metodo della pedagogia scientifica applicata all’educazione infantile, pubblicato nel 1909.

In cosa consiste il metodo di Maria Montessori?

È un metodo che incoraggia la libertà e le inclinazioni creative del bambino. Il ruolo dell’adulto è proprio quello di aiutare il bambino a conquistare la sua indipendenza, ponendosi come un mediatore tra lui e l’ambiente che lo circonda. Tutto viene delineato all’interno del metodo: dal ruolo del maestro, al tipo di attività, dai materiali utilizzati all’arredamento, ma soprattutto viene definito l’approccio educativo per ogni fascia d’età.

L’ambiente preparato e l’importanza del movimento

Ciò che circonda il bambino deve rispettare determinate caratteristiche per incoraggiarne l’indipendenza, a partire dallo stesso arredamento. Tutto dev’essere a misura di bambino, tra cui i tavoli e le sedie, gli armadietti e gli appendiabiti ad altezza bimbo e oggetti della vita pratica che siano facili da prendere e utilizzare. Dal momento che il bambino dev’essere libero di sperimentare e di imparare dalle esperienze che conduce, l’ambiente deve anche essere ordinato, bello, armonico e pulito, ma soprattutto deve rendere agevole il movimento e l’interazione. Il movimento nel metodo montessoriano è di grande importanza, in aperto contrasto quindi con la scuola tradizionale che obbligava i bambini a stare fermi, seduti e soprattutto in silenzio. A tal proposito la Montessori afferma: “Non è detto che sia disciplinato solo un individuo [che sia stato] reso artificialmente silenzioso come un muto e immobile come un paralitico. Quello è un individuo annientato, non disciplinato”. Nelle scuole che adottano il metodo, infatti, non ci sono banchi messi in fila in posizioni fisse, ma tavoli abbastanza leggeri da essere spostati dai bambini stessi e abbastanza grandi perché possano sedervisi intorno in piccoli gruppi.

I materiali e le loro caratteristiche

Maria Montessori delinea anche le tipologie di oggetti da fornire al bambino. Esistono tre tipi di materiali che favoriscono lo sviluppo dell’attività sensoriale e motoria: il tipo analitico che si concentra  su un’unica qualità dell’oggetto tipo il peso e la forma, al fine di educare i sensi isolatamente; il tipo autocorrettivo che prevede oggetti che aiutino il bambino a comprendere l’errore e a correggerlo, senza che intervenga l’educatore; infine il terzo tipo è quello attraente che comprende oggetti pensati per attrarre il bambino, oggetti che siano facili da manipolare e con cui il bimbo possa giocare agevolmente. Nell’ambiente è inoltre importante dare spazio a piante e fiori e usare quanto più possibile materiali naturali: il legno, il bambù e il cotone sono largamente preferiti alla plastica.

Il ruolo dell’educatore secondo Maria Montessori

L’insegnante deve diventare un osservatore e studiare il comportamento del bambino, imparando a interpretarne le reazioni. Le lezioni dovranno essere brevi e semplici: nel far conoscere un oggetto al bambino, per esempio, il maestro dovrà spiegare la sua funzionalità nella maniera più breve possibile e con parole molto semplici, per poi lasciarlo libero di sperimentare. Il maestro, dunque, non deve intervenire, così facendo toglierebbe al bambino la dignità e la libertà di riuscirci da solo, negandogli inoltre la possibilità di autocorreggersi. Se necessario solo in un secondo momento l’educatore può intervenire di nuovo per rispiegare il funzionamento dell’oggetto. In questo modo il bambino è incoraggiato ad essere indipendente e a responsabilizzarsi. L’intervento dell’educatore è necessario soprattutto nel guidare il bambino a distinguere ciò che è sbagliato da ciò che è giusto: ad esempio se il bambino dà uno schiaffo ad un altro bimbo, va subito ripreso, per sottolineare fin da subito che la violenza non va bene.

Maria Montessori dà inoltre molta importanza alle particolari esigenze del singolo bambino, preferendo le lezioni individuali a quelle collettive. Questa preferenza è dovuta oltre che al rispetto dei ritmi di apprendimento del singolo bambino anche a garantire al singolo la possibilità di manifestare le sue personali intenzioni, senza che si uniformi alla collettività.

I livelli di sviluppo teorizzati da Maria Montessori

Secondo il metodo Montessori l’apprendimento non segue un crescendo uniforme, ma segue piuttosto delle fasi, o meglio dei cicli di 6 anni che comprendono picchi e discese. I cicli sono 4 e vanno da 0 a 24 anni: l’infanzia (0-6) e l’adolescenza (12-18) vengono definiti come periodi creativi di sviluppo, mentre la fanciullezza (6-12) e la maturità (18-24) sono le fasi calme di crescita uniforme.

Il primo livello, quello dell’infanzia, è un periodo di scoperta e autocostruzione per il bambino a cui sono associati diversi concetti tra cui quello di “mente assorbente” con cui si intende la grande assimilazione degli stimoli ambientali; in particolare dai 3 ai 6 anni, durante quindi l’età prescolare, alla mente assorbente si associa la “mente cosciente” grazie alla quale il bambino è in grado di organizzare in forma logica i concetti mentali assorbiti. La fase dell’infanzia è caratterizzata da quelli che Maria Montessori definisce periodi sensibili durante i quali il bambino dispone di una particolare sensibilità verso gli stimoli: sono inclusi il periodo di acquisizione del linguaggio (0-6 anni), dell’ordine (1-3 anni), di interesse per i piccoli oggetti (18 mesi-3 anni) e del comportamento sociale (2-4 anni). In particolare, il periodo che va dai 3 ai 6 anni viene definito normalizzazione, il processo in cui il bambino raggiunge gradualmente la padronanza di quelle attività necessarie al suo sviluppo come l’autodisciplina e la socializzazione.

Il secondo livello è quello della fanciullezza: il bambino si trova davanti a cambi importanti. È in questo periodo che si sviluppano soprattutto le tendenze a socializzare, a lavorare in gruppo e a sviluppare creatività e ragione. Secondo la Montessori è un livello in cui è importante fomentare l’indipendenza intellettuale.

L’adolescenza è il terzo livello.

Segnato da forti cambiamenti non solo fisici, ma anche di atteggiamento. Durante questa fase l’individuo cerca di creare la sua figura di adulto, dando forma a una “valorizzazione” per fomentare una valutazione esterna.

Il quarto e ultimo livello è quello della maturità. Questo include la fascia dei giovani adulti, pronti ad affrontare le esperienze di vita, accademiche e lavorative.