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Italo Svevo: la parola poetica come fonte di salvezza

Il 19 dicembre è una data importante per la storia della letteratura italiana. Proprio in questo giorno, nel 1861, nacque a Trieste, Italo Svevo.

Il nome completo dell’autore era Aron Hector Schmitz, richiamo della duplice matrice culturale, italiana e tedesca di Svevo. 

Si tratta di uno degli autori più studiati della cultura italiana, un intellettuale senza tempo, i cui principi e la cui ideologia sono più attuali che mai. La passione letteraria di Italo Svevo, nato il 19 dicembre del 1861, crebbe con il trascorrere del tempo. Si trattava di un “passatempo segreto”, strettamente collegato ad una esistenza difficile.

La vita di Svevo infatti, non fu facile, caratterizzata da tanti momenti di sconforto e tristezza, da un forte dissidio interiore che si concretizza in molte opere dell’autore.

La narrativa dell’intellettuale italiano si basa su un costante contrasto tra due modelli esistenziali differenti, fondati l’uno sulla lotta per il successo e l’altro sulla ricerca della serenità interiore.

I personaggi creati da Svevo sono spesso definiti “stranieri” (ovviamente non in senso patriottico) incapaci di adattarsi ad un ambiente sociale ostile o addirittura indifferente, che oscilla tra bisogno di integrazione e salvaguardia della propria individualità, di fondamentale importanza per ogni persona, che sia uno scrittore o un uomo qualsiasi.

Chiunque deve vivere liberamente, senza conformarsi alle regole imposte dalla società; solo narrando è possibile vivere e poi rivivere momenti importanti, salvaguardandoli. 

La cosiddetta parola letteraria diventa essenziale, per Italo Svevo, per dare vita a quelle emozioni e quelle pulsioni che nella vita sono repressi. Alla base del pensiero sveviano ci sono le idee di tre pensatori, Schopenauer, Darwin e Freud, ai quali s’ispirò.

Dal filosofo tedesco egli riprese il motivo fondamentale della volontà come forza cieca che trascina e travolge l’uomo, senza che si possa difendere, tra le difficoltà della vita e la debolezza che contraddistingue ogni essere umano. Il pessimismo schopenaueriano si basa sull’idea di una vita che oscilla tra dolore e noia, sentimento che rivela la vacuità dell’esistenza.

Fondamentale per Svevo fu il rapporto con la psicoanalisi, che ebbe modo di conoscere grazie a Freud. A tal proposito nel 1923 l’autore pubblicò uno dei suoi romanzi più celebri e letti, anche tra i banchi di scuola:  La coscienza di Zeno; l’opera inizialmente non ottenne molto successo in Italia, ma fu notato da  Joyce, che in quel periodo viveva a Parigi e si adoperò per farlo conoscere fra i critici francesi, mentre nel nostro Paese la validità del testo venne riconosciuta dal giovane Eugenio Montale, con cui strinse una grande amicizia e che gli dedicò un articolo nel 1925, tessendo le lodi del romanzo

Italo Svevo: la psicoanalisi come strumento di contrasto

La coscienza di Zeno è un’opera fondamentale nel panorama della letteratura contemporanea.

Tema principale del romanzo è la psicoanalisi intesa come terapia; ricordiamo che Italo Svevo non credeva alla psicoanalisi come terapia, ma la intendeva come strumento conoscitivo e quindi strumento narrativo vero e proprio. conseguenza come strumento narrativo. 

La coscienza di Zeno si risolve di fatto in una completa liquidazione della terapia psicanalitica, sulla quale Svevo nutriva forti dubbi suffragati dall’esperienza del cognato, dopo due anni di sedute a Vienna con Freud in persona.

Ecco dunque che la materia psicologica è per l’autore, un modo per condannare l’ipocrisia della società borghese, senza però offrire delle valide alternative. L’autore riconosce infatti nell’ammalato pulsioni vitali che verrebbero spente dalla terapia.

L’intellettuale italiano è perfettamente inglobato in una specifica scoperta dell’inconscio, studiata anche da Freud, che è anche la strada seguita da Joyce, suo amico, dal quale apprese la lingua inglese e che costituisce la novità della sua narrativa.

La coscienza di Zeno, con Una vita e Senilità, sono tra le opere principali di Italo Svevo, nato il 19 dicembre del 1861.

Proprio grazie alla concezione che Svevo aveva della letteratura e della scrittura, intese come strumento che rende il soggetto consapevole di esistere, donandogli la possibilità di esprimersi e comprendere la propria natura, le opere dell’autore continuano ad essere fortemente attuali e studiate da letterati e filologi.