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Explorer 9, 59 anni dall’avvio della missione

900 po’Explorer 9 il nome del satellite artificiale che 59 anni fa iniziò la sua missione spaziale. Egli si occupò di raccogliere dati per lo studio della densità atmosferica.

La struttura del satellite era molto semplice, in sostanza consisteva in una sfera di 3,66 metri di diametro costituita da fogli di alluminio alternato con mylar e gonfiata con azoto, sulla cui superficie esterna risultavano essere uniformemente distribuite delle sonde di circonferenza pari a 5,1 cm di diametro verniciate di bianco, che sarebbero servite per il controllo termico.

La sfera presentava al suo equatore una striscia di mylar la quale aveva la funzione di antenna, grazie alla quale era possibile trasmettere dati a terra per mezzo di un radiofaro da 15 mW a 136 MHz, dal quale veniva trasmetto altresì un segnale utile a tracciare la rotta dell’Explorer 9.

La sfortuna volle che il radiofaro smettesse di funzionare dopo la prima orbita e fu utilizzata una rete di telescopi Baker-Nunn situati a terra per rintracciare la sonda in orbita.

L’energia elettrica necessaria al corretto funzionamento delle apparecchiature era fornita da pannelli solari e batterie ricaricabili.

Prima dell’espulsione dal vettore di lancio, la sonda risultava essere contenuta all’interno di un cilindro di 21,6 cm di diametro e di 48,3 cm di lunghezza. L’espulsione vera e propria avvenne tramite delle piccole cariche esplosive.

La sonda fu solamente la prima di una lunga serie di satelliti gonfiabili progettati per lo studio della densità atmosferica.

Explorer 9: la missione

La missione prevista per la sonda Explorer 9 prese avvio il 16 febbraio del 1961, quando avvenne il lancio per mezzo di un razzo Scout X1.

Il viaggio dell’Explorer 9 iniziò dalle isole Wallops.

Il peso ridotto della sonda, pari a soli 36 kg, rese possibile l’impiego di un vettore, per l’immissione in orbita, che utilizzasse quattro stadi tutti a propellente solido; il satellite si sarebbe gonfiato solo dopo la separazione dall’ultimo stadio.

La sonda fu frutto di un’accurata progettazione, la sua forma fu ben studiata e calcolata, nella realizzazione si tenne infatti conto del fatto che una firma così simmetrica avrebbe reso la sonda l’ideale per studiare le variazioni della densità dell’alta atmosfera nell’arco delle stagioni e in base alla latitudine e longitudine.

Essa analizzò costantemente la Terra fornendo un monitoraggio completo.

La sonda inviò a terra, agli scienziati che si occupavano dello studio, alcuni parametri di vitale importanza per comprendere il comportamento degli strati alti atmosferici.

Il rientro della sonda Explorer 9 nell’atmosfera avvenne il 9 aprile del 1964.

Emanuele Marino
Emanuele Marino
Giornalista pubblicista, nonché studente universitario iscritto alla facoltà di Lettere Moderne presso l'Università degli studi di Napoli Federico II