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Castel dell’Ovo

Quando si parla di lei una delle prime cose che vengono in mente è proprio il Castel dell’Ovo. Avete capito di quale città stiamo parlando, vero? Casomai non fosse così, stiamo parlando di Napoli.

Posto su di un isolotto di tufo, Megaride, il Castel dell’Ovo risale alla metà del VII secolo a.c. e precisamente a quando vi sbarcarono un popolo di origine greco-euboica, i Cumani. Questi furono proprio i fondatori di Partenope, detta anche Neapolis (Città nuova) che inglobò anche un altro piccolo centro abitato, Palepolis (Città antica). Ma perché fu chiamato Castel dell’Ovo? Secondo quanto narra un’antica e famosa leggenda di origine medioevale pare che Virgilio vi avesse nascosto un uovo incantato all’interno di una caraffa di vetro piena d’acqua e inserita, a sua volta, in una gabbia di ferro e che poi l’avesse appesa ad una pesante trave di quercia sistemata in una camera dei sotterranei del castello.

Ad oggi, l’uovo, ancora non è stato trovato. Che sia davvero perché da esso “pendevano tutti li facti e la fortuna del Castel Marino”? Si credeva, infatti, che la città sarebbe stata al sicuro fino a che l’uovo non si fosse rotto e che la città e il castello avrebbero goduto di protezione da ogni calamità ma che se si fosse rotto allora sarebbero stati guai.

Agli inizi del ‘900 sull’isolotto sorsero alcuni celebri “Café Chantants“, quali l’Eldorado e il Santa Lucia, dove si davano piacevoli spettacoli che duravano tutta la notte, in cui sono intervenuti personaggi come Edoardo Scarfoglio, Salvatore Di Giacomo, Ferdinando Russo e Roberto Bracco. Ancora oggi la zona che è parte integrante del “Borgo Marinari”, è caratterizzata da noti ristoranti, bar e pub pieni di vita fino a notte fonda.

Oggi il Castello è teatro di importanti convegni e cerimonie. Possono essere visitate le due torri, denominate Normandia e Maestra, i resti della Chiesa di San Salvatore, una sala gotica coperta a volte, una loggia ogivale del ‘300 trasformata nell’800 in cappella, la Sala delle Colonne, i resti di un loggiato quattrocentesco, le celle dei monaci, il cosiddetto carcere della regina Giovanna ed il grande terrazzo panoramico con i cannoni spagnoli rivolti verso l’entroterra, dalla quale è possibile godere di uno dei panorami più belli della città.

Foto: Marco Tancredi

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