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27 gennaio, la giornata della Memoria

Tale ricorrenza è stata concordata il 1 novembre 2005 nel corso di una riunione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

In principio si era discusso a lungo su quale potesse essere la data ideale per commemorare un tale evento. Due proposte emersero in particolare: il deputato Furio Colombo aveva optato per il 16 ottobre, data del rastrellamento del ghetto di Roma. In quel giorno dell’anno 1943 oltre mille cittadini italiani di religione ebraica furono deportati dall’Italia ad Auschwitz. Tale data avrebbe sottolineato le responsabilità anche italiane che vi furono nello sterminio. Dall’altra parte, invece, vi era chi sosteneva che dovesse essere il 5 maggio la data prescelta, essendo l’anniversario della liberazione di Mauthausen, per sottolineare in questo modo l’importanza dell’antifascismo nella storia. Entrambe le proposte, però, vennero rifiutate e la scelta cadde sul 27 gennaio, poiché in quel giorno del 1945 le truppe dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.

Si tratta della giornata “per non dimenticare”. Per non dimenticare il nazismo, il razzismo, l’olocausto e le persecuzioni. Di tutto ciò furono vittime non solo ebrei, ma anche prigionieri di guerra sovietici, oppositori politici, minoranze etniche, testimoni di Geova, omosessuali e portatori di handicap. Insomma la persecuzione verso ciò che veniva considerato diverso e quindi minaccioso all’ordinario, al consueto. Categorie di persone ritenute dai nazisti “indesiderabili” o “inferiori” e che dovevano così essere allontanate, inizialmente impedendo loro la partecipazione alla vita pubblica, limitando  loro la frequentazione nelle scuole e riducendo le attività ebraiche nella professione medica e legale. Ma ben presto le leggi razziali sfociarono nello sterminio e nella distruzione totale. La giornata della memoria persiste per ricordare tutto questo, perché l’uomo non dimentichi gli errori passati e perché non li ricommetta più.