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San Domenico Maggiore a Napoli storie e stile

 

Il complesso di San Domenico Maggiore a Napoli sita nella piazza omonima.Costruito sotto il regno di Carlo II d’Angiò come alloggio per i frati domenicani. Una delle Chiese più importanti della città partenepea, di stile gotico, che conserva però le varie fasi decorative succedute nei secoli, sino alla restaurazione ad opera dell’architetto Travaglini, con stucchi e ori nel 1849.

Cenni storici

Un gruppo di domenicani, giunse a Napoli senza una sede prestabilita, alloggiando così temporaneamente nel monastero di San Michele Arcangelo.

Quando Papa Alessandro IV, consacrò la basilica a San Domenico, i domenicani vi si trasferirono lì. Come testimoniato da una lapide sita nei pressi dell’ingresso principale. La costruzione, voluta da Carlo II, ebbe origine da un voto fatto alla Maddalena durante la sua prigionia durante il periodo dei famosi vespri siciliani.

Eretta rispettando i canoni dello stile architettonico gotico, dunque a tre navate, cappelle, absde a poligono e transetto, fu ideata e realizzata nel senso opposto alla chiesa che esisteva già, con una apertura secondaria retrostante la piazza stessa.

San Domenico è stata durante i vari secoli, ambiente di passaggio di molteplici personalità come Tommaso d’Aquino, Giordano Bruno e Tommaso Campanella.

Gli interventi sulla struttura dell’edificio sono stati numerosi, a partire dai danni causati dai vari incendi e terremoti in età rinascimentale che ne hanno alterato le forme gotiche. In epoca seicentesca i rifacimenti furono certamente determinanti nella svolta barocca e nella progettazione di un nuovo pavimento ideato da Domenico Vaccaro.

Quando furono soppressi un gran numero di ordini religiosi, nella seconda metà dell’ottocento, il complesso subì altri danni; i frati domenicani dovettero lasciare il convento proprio per alcune modifiche che lasciarono poi spazio a palestre, istituti scolastici e ricoveri per mendicanti.

Nuovi restauri furono attuati nel 1953 per eliminare i segni dei bombardamenti del secondo dopoguerra, fino al ripristino delle balaustre delle cappelle, riprendendo i preziosi affreschi di Cavallini.

Il tour artistico

Verso il primo piano ci sono le sale dell’antico convento e le varie celle dei domenicani, tra cui quella di San Tommaso d’Aquino, la biblioteca e la sala del Capitolo. Sulla parte destra il dipinto originale del duecento della Crocifissione la cui leggenda racconta che tale opera avesse parlato allo stesso Santo. Traboccante opere d’arte, come la maggior parte dei capolavori della scultura cinquecentesca napoletana, e alcune eseguite per il complesso, sono state poi trasferite altrove: la Madonna del pesce di Raffaello presente al Museo del Prado di Madrid, l’Annunciazione di Tiziano e La Flagellazione di Caravaggio, in esposizione invece al Museo di Capodimonte.

Dalla Sagrestia alla piccola cappella Carafa, tutto il complesso conferisce un grande senso di

equilibrio e omogeneità decorative e architettoniche soprattutto anche per la disposizione dei feretri dei dieci reali aragonesi, tra cui spicca per importanza quello di Alfonso I.

Di forte impatto si impongono gli affreschi della piccola cupola ad opera del pittore spagnolo cinquecentesco, Pedro Fernandez: figure di profeti si stagliano al centro su un cielo azzurro, in cui si alternano angeli e nuvole che sorreggono lo stemma dei Carafa, nobile famiglia napoletana.

L’altra cappella, dedicata alla famiglia Brancaccio, riserva una raccolta di importanti dipinti medievali ad opera di Pietro Cavallini, seguace di Giotto che nel 1308 fu chiamato da Carlo I d’Angiò a rappresentare le Storie di San Giovanni Evangelista, La Maddalena e la Crocifissione.

Il tutto su uno sfondo bidimensionale volto a richiamare l’antica arte bizantina, tutto impreziosito da colori vividi e da una grande focus sui personaggi rappresentati.

Un complesso monumentale che richiama una storia di sovrapposizione sia artistica che culturale, dove l’autentico e l’origine sembrano ritrovarsi di continuo sotto le trame di uno dei monumenti più importanti della città di Napoli