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World Health Organization: settimana lavorativa di 55 ore

World Health Organization (L’organizzazione Mondiale della Sanità) mette in luce come la settimana lavorativa di 55 ore ha portato seri rischi provocati da eccessi, tra questi la morte.

“Il troppo stroppia”
Se lavorare può essere gratificante e stancante, il lavorare troppo ed eccessivamente può causare la morte.

In questa modernità liquida, questa vita frenetica, l’avvento del digitale incentivato maggiormente dalla pandemia porta ad una sorta di “Time Porosity”.
Una porosità del tempo,
terminologia coniata da Genin, la quale indica come sia difficile (oggi giorno ancor di più) delineare i confini che esistono fra tempo del lavoro e tempo personale.

Il proprio benessere psico-fisico ne risente. Una settimana lavorativa di 55 ore e più è responsabile della morte di 745 mila persone nel 2016: colpite da ictus e cardiopatia ischemica. Questo dato potrebbe peggiorare in futuro, e sicuramente il periodo pandemico, crisi economiche oggi hanno aggravato le previsioni.

A dirlo è uno studio condotto da “Ilo e Who” pubblicato su Environment International.
“Motivazioni potenziali potrebbero essere l’espansione della gig economy, la precarietà, le nuove disposizioni sull’orario di lavoro.”

Sottolineano gli autori della ricerca come esperienze passate hanno dimostrato che le ore di lavoro sono cresciute in seguito a precedenti recessioni economiche: questi aumenti potrebbero essere associati alla pandemia di Covid-19.”

La World Health Organization e la International Labour Organization affermano come nel 2016 398 mila persone sono morte per icutus e 347 mila per cardiopatia dopo aver lavorato almeno 55 ore alla settimana. Questo è uno dei primi studi a livello globale che analizza le patologie, complicanze dovute alle tante ore di lavoro.

“La maggior parte delle morti registrate è avvenuta tra persone che vivono fino ad un’età compresa tra i 60 e i 79 anni, che hanno lavorato 55 ore o più alla settimana tra i 45 e i 74 anni.”

Questo è un avvertimento alle economie mondiali, le quali devono tener presente non solo il numero di persone che dedica di più delle ore previste in attività lavorative di quelle previste ma anche le conseguenze socio-economiche della pandemia che potrebbero aggravarne i dati.

Il direttore generale del “WHO, Tedros Adhanom Ghebreyesus afferma: “La crisi del Covid-19 ha cambiato in modo significativo il modo in cui molte persone lavorano. Il telelavoro è diventato la norma di molte industrie, spesso offuscando i confini fra vita privata e vita professionale. In più molte aziende sono state costrette a ridurre o tagliare processi e attività per risparmiare denaro, e le persone che sono ancora a libro paga finiscono per lavorare di più. Nessuna occupazione vale il rischio di un ictus o di una malattia al cuore”.