Vita da fuori sede

Gli ultimi giorni prima delle meritate vacanze per tanti maturandi, molti dei quali già alle prese con la scelta del corso di laurea a cui iscriversi dopo l’estate, sarà forse l’ultima realmente libera dai tanti pensieri che affolleranno la loro mente durante le amatissime sessioni estive universitarie. Tra le tante tipologie di studente, dal fuoricorso alla matricola, quella forse meno considerata è quella dei fuori sede, di ragazzi e ragazze che ogni anno scelgono di lasciare la terra natia per studiare in un’altra città.
Vivere lontano dai propri cari può essere dura, ma può anche essere l’occasione per fare nuove esperienze e conoscere città diverse, ognuna con la propria tipicità. In effetti, viene da chiedersi: cosa pensa un fuori sede che vive nella mia città? Da nord a sud la risposta è una soltanto: non tornerebbero indietro.
Il primo intervistato è Pietro, studente di Ingegneria Meccanica a Ferrara, originario di Monte Sant’Angelo (FG), attualmente impegnato in un progetto Erasmus a Lisbona.
Quanto costa emotivamente vivere lontani da casa?
«Allontanarmi dal mio paese d’origine non è stato traumatico. E’ stata una scelta fortemente voluta per distaccarmi dalla vita che ho vissuto per tanti anni. La mancanza di casa c’è, ma non così forte da spingermi a tornare».
Sul piano economico invece? E’ la sua famiglia a sostenere le spese o l’aiuta l’università?
«L’università mette in palio delle borse di studio per gli studenti, ma purtroppo non rientro in graduatoria per motivi legati al reddito. Inoltre, il costo della vita è ben più alto rispetto a quello di Monte Sant’Angelo o di Lisbona».
Com’è Ferrara vista con gli occhi di un fuori sede?
«Riguardo la mia vita a Ferrara, posso dire che il primo anno è stato ricco di esperienze: imparare a cucinare, lavare, stirare e via dicendo. Quanto alle persone c’è poco da dire; è una città piena di fuorisede, è facile ambientarsi in una città del genere e conoscere gente nuova ogni giorno».
La nostra ‘caccia al fuori sede’ prosegue verso il centro, dove incontriamo Luana, studentessa di Ingegneria delle Costruzioni a Pescara, anche lei della provincia di Foggia.
Luana, ci racconta la sua esperienza di studentessa fuori sede? Come si trova a vivere in una città diversa dalla sua?
«Allontanarmi da casa non è stato traumatico, ma un po’ la nostalgia si sente. Pescara è piena di fuorisede, specie pugliesi. Tuttavia, gli abitanti sembrano non gradire molto i fuori sede foggiani o i foggiani in genere. Questo atteggiamento si nota un po’ dappertutto, anche negli ospedali. Nella mia facoltà poi sono molto competitivi, se possono ti mettono i piedi in testa».
Non sembrerebbe un quadro roseo. Sul piano economico sono i suoi genitori a sostenerla?
Purtroppo anch’io non rientro nelle graduatorie per la borsa di studio. Qui a Pescara gli affitti sono molto alti, così come il costo della vita. Per la facoltà che frequento spendo tantissimo tra stampe e materiali per la realizzazione dei plastici. Per fortuna ho trovato un bel gruppo di amici e insieme stiamo bene. Tutto sommato non mi trovo male, c’è di tutto sia per lo studio che per il divertimento».
Il nostro viaggio alla scoperta dei fuori sede si sposta infine al sud, dove incrociamo Margherita, una studentessa originaria di Capitignano di Giffoni Sei Casali, in provincia di Salerno. Margherita studia Relazioni e Istituzioni dell’Asia e dell’Africa a Napoli, dove vive come studentessa fuori sede da più di 4 anni.
Ci parla della sua esperienza a Napoli in questi anni? Quanto è difficile vivere lontani da casa?
«E’ tanto difficile, nonostante io torni quasi ogni week end a casa. Condividere le proprie abitudini con altre persone, poi, non è sempre facile».
Immagino che anche le spese economiche non manchino
«Sì, infatti, anche se con un po’ di attenzione riusciamo a spendere 55 euro ogni tre mesi per le utenze. Non posso usufruire di sussidi da parte dell’università a causa del reddito, per cui è la mia famiglia a sostenermi in tutto.»
Qual è l’impressione che fa Napoli a uno studente fuori sede?
«All’inizio appena potevo scappavo, avevo paura a causa di tutti i luoghi comuni su questa città, ormai sono abituata».
Abituata a cosa?
«Alla vita chiassosa che c’è qui. Bisogna imparare a convivere con questa popolazione così colorita».
Il panorama delineato dalle tre interviste evidenzia due fattori: la difficoltà, non sempre tale, del vivere lontani dai propri punti di riferimento, e il piacere di conoscere luoghi e persone diverse.
Proprio per questo, gli studenti fuori sede sembrano destinati a vivere un rapporto di amore e odio con la città che li ospita, ‘condannati’ a subire il fascino della scoperta di una realtà completamente nuova, in costante divenire.