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Vincenzo Peruggia, il suo gesto “patriottico” è storia

Alcuni avvenimenti hanno caratterizzato in modo particolare il corso della storia, altri invece in misura minore. Sicuramente, il bizzarro furto della Gioconda è un evento che ha dell’incredibile ed ha lasciato un segno indelebile nella storia.
Infatti, oggi 21 agosto, ma di 109 anni fa, l’illustre dipinto del grande artista ed inventore Leonardo Da Vinci, fu rubato da un imbianchino italiano. Questa ruberia dell’opera, la quale era custodita gelosamente all’interno del museo del Louvre, a Parigi, fu un evento che sbalordì tutta la popolazione, la polizia francese impiegò due anni per riportare il quadro nelle stanze della struttura parigina.
Il nome del rapitore porta la firma di Vincenzo Peruggia, un giovane “Arsenio Lupin” che di mestiere fa l’imbianchino, originario di Varese ed emigrato in terra francese. Quando fu smascherato, senza nessun pudore e con il petto gonfio d’orgoglio, rivelò anche il suo piano, molto semplice, anche se soltanto all’apparenza: nascondersi in uno sgabuzzino dell’edificio la sera precedente il giorno di chiusura, rimuovere il dipinto dal muro, occultare l’opera sotto la camicia e uscire dal museo con un aspetto del tutto indifferente. Un progetto geniale, che ha prodotto i suoi frutti.
Vincenzo Peruggia lavorava in una ditta che era specializzata nelle manutenzioni interne al Louvre ed è per questo che Vincenzo non aveva problemi ad entrare e uscire dalla struttura, la quale nel 1911, durante il giorno di chiusura, era insufficientemente vigilata, molto differente da come oggi lo si conosce.
Louis Beround e Frederic Laguillermie, un pittore ed un incisore, furono i nomi degli individui che si resero conto del furto e che diedero subito l’allarme. Le prime indagini, però, furono fallimentari, non si ottenne nessun risultato; nonostante ciò, la polizia scrutò ed esaminò ogni parte, strada ed angolo della Francia, compresa l’abitazione di Vincenzo Peruggia, proprio per setacciare tutti i luoghi possibili e plausibili.
Due anni successivamente all’accaduto, più precisamente nel 1913, Vincenzo Peruggia tentò di collocare la Gioconda, dapprima cercando di scendere a patti con una galleria londinese, poi con un mediatore fiorentino. Fu l’azione che lo condannò alla prigione: una volta arrestato Vincenzo disse semplicemente che voleva incarnare il ruolo di patriota, restituendo alla sua patria un dipinto che di diritto spettava all’Italia.
I buoni rapporti tra Francia e Italia porteranno ad una soluzione condivisa: Vincenzo Peruggia viene condannato ad una pena lieve, un anno ridotto a sette mesi circa; per quanto riguarda la Gioconda, invece, resterà a lungo in esposizione agli Uffizi di Firenze e a Roma, sia al Palazzo Farnese che Galleria Borghese, prima di ritornare in Francia, al Louvre.