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Victoria’s Secret dice addio alle sue supermodelle: sì ai corpi normali

Victoria’s Secret dice addio alle sue supermodelle: sì ai corpi normali – Lo storico brand di intimo dice finalmente addio alle top model e sceglie le donne “normali” come testimonial della nuova campagna pubblicitaria e social.

Victoria’s Secret dice addio alle sue supermodelle: sì ai corpi normali

Negli ultimi anni, il marchio americano Victoria’s Secret è stato al centro di numerose polemiche a causa del modello femminile promosso, rappresentato dalle top model (per questo motivo soprannominate Angeli) dai fisici magri, quasi al limite dell’umano. Dopo aver celebrato la bellezza femminile, scegliendo come testimonial del brand modelle dal calibro di Helena Christensen, Alessandria Ambrosio, Adriana Lima, in casa Victoria’s Secret arriva un ‘collettivo’ di sette donne – il VS Collective che sostituisce le Victoria’s Secret Angels.

Un cambio di rotta necessario che rientra nel progetto di riorganizzazione di Victoria’s Secret. Il brand, infatti, ha dichiarato, più volte, di voler rendere i propri prodotti più inclusivi. E lo fa, sostituendo le sue iconiche modelle con sette volti di donne diventate famose grazie ai successi ottenuti in campi diversi: dallo sport alla moda. Tra loro, ci sono: Megan Rapinoe, la calciatrice statunitense e attivista Lgbt+; Eileen Gu, la sciatrice freestyle cinese-americana; Paloma Elsesser, la bellissima modella taglia 50; Priyanka Chopra Jonas, attrice indiana e investitrice nel settore tecnologico; Valentina Sampaio, modella brasiliana, nota per essere diventata la prima modella transgender di Victoria’s Secret nell’agosto 2019.

Il VS Collective non si limiterà soltanto a sfilare ma offrirà anche consulenze al brand, producendo contenuti social e condividendo idee per le prossime collezioni.

Il nuovo motto del marchio è quello di proporre (finalmente) ciò che “vogliono le donne”. L’amministratore delegato Martin Waters ha, infatti, dichiarato di: “Dobbiamo smetterla di essere quello che vogliono gli uomini”. E al New York Times ha inoltre aggiunto: “Quando il mondo si stava evolvendo, noi siamo stati troppo lenti nel rispondere” .