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Vermicelli alla Borbonica: il piatto del Re

Vermicelli alla Borbonica, sono così chiamati gli spaghetti must della cucina classica napoletana.

STORIA

Ma perché vengono chiamati Vermicelli alla Borbonica? Molti pensano che il nome sia dovuto all’invenzione della forchetta, invenzione creata su espressa richiesta di Ferdinando IV di Borbone, fatta al ciambellano di corte Gennaro Spadaccini che stupi tutti creando un’oggetto a tre denti molto utile ad avvolgere i vermicelli di cui andava pazzo.

Altra ipotesi sostiene che potrebbe essere stata il formato di pasta e dell’aggiunta del prezzemolo, ingrediente che fino a quel momento non si metteva nella ricetta classica. Il prezzemolo al re Ferdinando IV di Borbone piaceva moltissimo.

RICETTA

Gli ingredienti sono pochi ma essenziali, la difficoltà è tutta nel procedimento, affinché il piatto non risulti secco ma ben condito con l’olio.

In una pentola alta, portare a bollore l’acqua per cuocere gli spaghetti. In una padella antiaderente, aggiungere l’olio, i 2 spicchi d’aglio pelati, e il peperoncino tagliato a pezzetti. Lasciar insaporire qualche minuto e quando l’aglio sarà ormai imbiondito eliminarlo dalla padella.

Scolare i vermicelli ancora al dente, avendo cura di non buttare via l’acqua di cottura. Unire la pasta al sugo e far saltare i vermicelli in padella, amalgamando tutto con un mestolo d’acqua di cottura.

Servire i vermicelli alla borbonica con una spolverata di prezzemolo tritato e il piatto è finalmente pronto.

VARIANTI

Meglio conosciuti come spaghetti con l’aglio e olio che in Sicilia si chiamano con l’aglio e l’oglio, tradizione maccheronica del dialetto agghiu e uogghiu. L’origine di questa ricetta semplice e povera, ma non così facile da preparare, si perde nella notte dei tempi, l’unica certezza che si ha è che sia nata al Sud, probabilmente tra Sicilia e Campania.

Le variazioni sul tema sono tantissime, così come la pasta che viene usata: c’è chi preferisce gli spaghetti, chi i vermicelli e chi le linguine che sembrano addirittura essere il tipo di pasta originale.

Un’altra variante campana dell’aglio e olio sono gli spaghetti alle vongole fujute, cioè scappate, un nome splendido per indicare spaghetti al sapore di vongole… ma senza pesce. Eco di tempi in cui non tutti potevano permettersi questi molluschi e ricetta simbolo dell’arte di arrangiarsi anche in cucina, questa pasta prevedeva una base di aglio, olio, peperoncino e prezzemolo, qualche pomodorino e, dice la tradizione, sassolini raccolti in spiaggia, che saltati in padella col resto insaporivano di mare il condimento.

Oggi i sassolini non si usano più, e la pasta aglio, olio e peperoncino leggermente colorata di rosso è una delle tante varianti. Nelle ricette più antiche dell’aglio e olio si trova anche traccia di pepe nero al posto o insieme al peperoncino, mentre è da sempre diffusa la variante ricca con qualche acciuga saltata nell’olio.

L’aggiunta di mollica di pane o pangrattato per amalgamare meglio il tutto è forse un tocco in più che si allontana dalla ricetta originaria, pur rimanendo nell’ambito delle paste povere. Ma vale la pena provarlo.

Dora Caccavale
Dora Caccavale
Nata a Napoli (classe 1992). Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II. Autrice del libro "Lettere di Mattia Preti a Don Antonio Ruffo Principe della Scaletta" AliRibelli Editore. Organizzatrice di mostre ed eventi artistici e culturali. La formazione rispecchia il suo amore per l'arte in tutte le sue forme. Oltre alla storia dell'arte ha infatti studiato, fin da bambina, danza e teatro. Attualmente scrive per la testata XXI Secolo.