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Veganuary la dieta vegana di 31 giorni di Gennaio

Uno dei buoni propositi del 2021 potrebbe essere quello di avvicinarsi ad un’alimentazione 100% vegetale.  Veganuary, iniziativa che propone per 31 giorni di seguire la dieta vegana, insieme a persone di tutto il mondo.  Il contributo è utile a ridurre l’impatto ambientale e tutelare la salute.

In cosa consiste esattamente?

Verdure, tante e in tutti i modi; poca frutta e centrifughe al minimo. Poi tisane e proteine vegetali. Piace sempre di più la proposta alimentare che, per tutto gennaio, invita a mangiare vegano.

Ci si impegna a passare per 31 giorni, dall’1 al 31 gennaio, ad una dieta 100% vegetale, scoprendo quanto questa possa essere semplice e gustosa, oltre che etica. Il periodo di astinenza dalle proteine animali insieme ad altre 400mila persone in tutto il mondo e oltre 100 personaggi dello spettacolo.E’ una delle proposte etico-ambientali più gettonate degli ultimi tempi: il Veganuary, è un movimento nato dall’idea di un gruppo di volontari inglesi che dal 2014 ad oggi si è rapidamente diffuso in 192 paesi, incoraggiando e supportando la popolazione per un mese a diventare vegani.

Il termine Veganuary sta ormai a indicare un periodo di detox e alleggerimento, di liberazione da tossine e calorie in eccesso accumulate durante i pasti delle Feste. Degli aderenti la maggiornaza sono dalla Gran Bretagna, 150.000 dall’America Latina, 80.000 dagli Stati Uniti e 50.000 dalla Germania. La challenge  dal 2014 dove gli organizzatori nel 2021 hanno ottenuto il sostegno delle principali catene della grande distribuzione in Inghilterra, hanno pubblicato pagine sui loro siti che spiegano le ragioni della scelta alimentare vegana e offrono ricette cruelty free.

L’alimentazione vegana per un mese non cancellerà  i grandi problemi che minacciano l’equilibrio ambientale, come le emissioni di gas serra, su cui l’allevamento animale ha la perdita di biodiversità negli ecosistemi ampiamente danneggiati dall’attività umana. Ma vale la pena provare e 31 giorni di buoni propositi alimentari potrebbero avere un impatto più significativo del previsto sulle abitudini future.