Il Ministero della Salute cerca di fare chiarezza sulle infezioni da virus del vaiolo delle scimmie. Questo ha emanato una circolare in cui si danno indicazioni su segnalazione, tracciamento dei contatti e gestione dei casi di monkeypox.
Ipotesi vaccinazione per gli operatori sanitari
Secondo quanto scritto nella circolare del Ministero, “la vaccinazione post-esposizione, idealmente entro 4 giorni dall’esposizione” al virus del vaiolo delle scimmie “può essere presa in considerazione per contatti a rischio più elevato come gli operatori sanitari, compreso il personale di laboratorio, previa attenta valutazione dei rischi e dei benefici“.
L’utilizzo di farmaci antivirali
“L’adozione di contromisure di tipo medico farmacologico, inclusi specifici antivirali può essere presa in considerazione nell’ambito di protocolli di uso sperimentale o compassionevole, in particolare per coloro che presentano sintomi gravi o che possono essere a rischio di scarsi risultati, come le persone immunodepresse“.
La diffusione del virus nei Paesi dell’Unione Europea
Dalla circolare del Ministero della Salute emerge che al momento sono 68 i casi confermati di vaiolo delle scimmie negli Stati membri dell’Unione Europea. Almeno 42 casi in fase di indagine. Al momento non ci sono casi di decesso.
La quarantena
Per quanto riguarda la quarantena, la circolare del Ministero della Salute precisa che “in specifici contesti ambientali ed epidemiologici, sulla base delle valutazioni delle autorità sanitarie, potrebbe essere richiesta l’applicazione di misure quarantenarie“.
Stop alle donazioni di sangue per i contatti asintomatici
La circolare stabilisce, inoltre, che “i contatti asintomatici non devono donare sangue, cellule, tessuti, organi, latte materno o sperma mentre sono sotto sorveglianza“.
Questi “devono essere monitorati almeno quotidianamente per l’insorgenza di segni/sintomi per un periodo di 21 giorni dall’ultimo contatto con un paziente o con i suoi materiali contaminati durante il periodo infettivo. I sintomi includono mal di testa, febbre, brividi, mal di gola, malessere, astenia, eruzione cutanea e linfoadenopatia“.
Durante i 21 giorni di sorveglianza i contatti di caso monkeypox “devono evitare contatti con persone immunodepresse, donne in gravidanza e bambini di età inferiore ai 12 anni”.
Il tracciamento dei contatti
Il tracciamento dei contatti “permette la rapida identificazione di nuovi casi, di interrompere la trasmissione del virus e contenere l’epidemia. Permette inoltre di identificare precocemente e gestire eventuali contatti a rischio più elevato di sviluppare una malattia grave”.
La trasmissione
La possibile trasmissione interumana del vaiolo delle scimmie avviene “anche in assenza di viaggi in zone endemiche, si considera che la probabilità di un’ulteriore diffusione del virus attraverso un contatto stretto, ad esempio durante le attività sessuali, è considerata alta. La probabilità di trasmissione tra individui senza contatto stretto è considerata bassa”.
Come avviene il contagio
La trasmissione interumana, ricorda la circolare, “avviene attraverso il contatto stretto con materiale infetto proveniente dalle lesioni cutanee di una persona infetta, nonché attraverso droplet in caso di contatto prolungato faccia a faccia e attraverso fomiti. Inoltre, il virus può essere trasmesso per contatto diretto con i fluidi corporei di una persona infetta, il contatto di mucose o cute non intatta con lesioni esantematiche aperte o con oggetti contaminati come fomiti o indumenti”.
Possibile trasmissione del virus ad animali da compagnia
Per quanto riguarda la trasmissibilità del virus del vaiolo delle scimmie agli animali domestici, la circolare del Ministero della Salute afferma che “attualmente, si conosce poco sull’idoneità delle specie animali europee peri-domestiche (mammiferi) a fungere da ospite per il virus del vaiolo delle scimmie. Tuttavia, si sospetta che i roditori, e in particolare le specie della famiglia degli Sciuridae (scoiattoli), siano ospiti idonei, più dell’uomo, e la trasmissione dall’uomo agli animali (da compagnia) è quindi teoricamente possibile”.
La circolare però specifica che “un tale evento di spill-over potrebbe in ultima analisi portare il virus a stabilirsi nella fauna selvatica europea e la malattia a diventare una zoonosi endemica”.