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Università: quando diventa un nemico

L’università per molti è un trampolino di lancio, il modo per coronare il proprio sogno, ma non sempre è così.

Ultimamente sono tante le notizie di ragazzi e ragazze che in preda al panico, fortemente pressati dai genitori, purtroppo compiono gesti estremi, perchè schiacciati da un sistema probabilmente inadatto, o che contribuisce a farli sentire tali. 

L’istruzione è importante, decidere di proseguire gli studi non è una scelta semplice, scegliere la facoltà giusta lo è ancora meno; ma cosa provano realmente le vittime innocenti di questo sistema logorante e standardizzato? Cos’è che spinge a togliersi la vita? Secondo gli psicologi intervenuti sulla delicatissima questione, spesso gli studenti provano un fortissimo senso di vergogna e sconfitta, ma anche paura di deludere genitori e amici.

Tanti, innumerevoli elementi che purtroppo allungano la striscia di suicidi che vedono protagonisti tanti studenti universitari.

Università: suicidio a Milano, il fallimento di una società intera

È di ieri la notizia di un’altra studentessa che ha deciso di farla finita. Una diciannovenne trovata morta, mercoledì mattina nel bagno dell’Università Iulm che frequentava; una morte assurda e terribilmente dolorosa, che riapre il dibattito sui tantissimi suicidi che interessano il nostro Paese.

Identificata dai carabinieri, la vittima era nata nel 2003 a Milano, da una famiglia di origini straniere, sembra sudamericane. I carabinieri hanno trovato una lettera lasciata dalla ragazza nella quale spiega le ragioni del gesto estremo. La giovane, che era iscritta al primo anno alla facoltà di Arti e turismo, ha chiesto scusa in particolar modo ai genitori per le spese sostenute per i suoi studi. 

Morte che è avvenuta all’interno dell’Università che la ragazza frequentava, ed è così che quello che dovrebbe rappresentare un luogo dove sentirsi al sicuro, dove imparare e stringere nuove amicizie, si è trasformato in un incubo.

Ieri per la giovane diciannovenne di Milano, in altre occasioni per tanti ragazzi di varie parti d’Italia. Da Nord a Sud è una vera e propria ecatombe, simbolo del fallimento di una società che corre veloce, spesso demoralizzando chi prova a farsi spazio studiando, e che non dà nessun valore al merito.

Tutto ciò dimostra che l’università può sopraffare, ma bisogna ricordare, così come hanno sottolineato psicologi e neurologi, che lo studio non è un obbligo.

Si può decidere di smettere qualora diventasse uno scoglio insormontabile da superare.

Prefissarsi un traguardo da raggiungere è un conto, sudare per arrivare ad esso, con ansia e paura, un altro. Una sofferenza psicologica inutile, destabilizzante e che non porta a nessun risultato.

Ricordiamo che nella maggior parte dei casi si crea un vero e proprio “circolo vizioso”, dal quale sembra non esserci via d’uscita se non quella del gesto estremo.

Per provare ad arginare il problema, che in Italia rappresenta una piaga sociale drammatica, sarebbe opportuno avviare un dibattito pubblico e politico su tematiche ancora non trattate. Cambiare il punto di vista, rendere l’Università dello studente, per lo studente.

Può sembrare una piccola differenza, ma in realtà darà un contributo fondamentale ad ogni studente.

Ascoltando i ragazzi, si prenderà consapevolezza di quanto ognuno di essi abbia esigenze e pensieri diversi. Nel caso della ragazza che purtroppo si è tolta la vita a Milano, la giovane ha chiesto scusa ai genitori per i propri fallimenti. 

In realtà il fallimento è da attribuire ad un sistema che non funziona correttamente e che continua a mietere vittime.

Non c’è ascolto. Non c’è comprensione. È una continua corsa contro il tempo, tra chi si laurea prima e chi dopo, tutto ciò tra pressioni sociali, familiari e lavorative.