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Umberto Saba e la “poesia onesta”

Umberto Saba, pseudonimo di Umberto Poli, nacque a Trieste il 9 marzo del 1883.

La scelta dello pseudonimo avviene nel 1911, in relazione al rapporto affettivo che legava Saba alla balia,  Peppa Sabaz, che si prende cura di lui nei primi anni di vita.

Un’altra tesi sostiene che sia invece un omaggio all’origine ebraica della madre e derivi dal termine ebraico saba che significa pane.

Quella di Saba è una formazione essenzialmente da autodidatta che nasce grazie alla lettura di altri grandi nomi della letteratura italiana, tra i quali: Petrarca, Alfieri, Parini ed anche di autori più moderni come D’Annunzio e Carducci.  

La poetica di Umberto Saba è perfettamente concentrata nella famosa poesia Amai, all’interno della quale il poeta dichiara di usare le parole “trite” – cioè quelle utilizzate dalla grande tradizione poetica italiana – e la rima amore-fiore, la più semplice e banale di tutte.  La semplicità è uno dei cardini della produzione di Saba.

Umberto Saba e la “Poesia onesta” 

Per questo motivo al centro della sua produzione Saba, come punto di partenza, poneva le sue vicende autobiografiche per poi arrivare al senso profondo delle cose.

Le poesie di Umberto Saba nascono da una serie di sofferenze.
Il dolore ed il suo essere triestino, ma anche l’assimilazione della cultura austro-tedesca contemporanea, da Nietzsche a Freud, gli diede gli strumenti ideologici utili alla creazione di una poetica “nuova” rispetto ai modelli conoscitivi della tradizione italiana. Una poetica originale la sua, estranea al Simbolismo e all’estetismo decadente. Una poesia che si snoda in una duplice direzione, volgendosi alla conoscenza e all’analisi della realtà.

Secondo Saba è importante comunicare con chiarezza per oltrepassare l’oscurità. E da questo nasce un linguaggio semplice e diretto, malleato sul desiderio di comunicare esperienze personali nelle quali tutti possono riconoscersi.

Ecco dunque che la prima opera di Saba, una delle più celebri, Il Canzoniere, si basa sul concetto della – poesia onesta – che si discosta dalla tradizione e dallo Sperimentalismo, di cui prima di faceva menzione.
Il titolo rimanda al Canzoniere di Petrarca, ma il poeta ne ribalta l’immagine tradizionale. Oltre ad essere onesta, la poesia secondo Saba può anche svolgere la medesima funzione terapeutica della psicanalisi.

Una poesia che arrivi a tutti, in modo semplice e diretto. Il linguaggio è chiaro e comprensibile a tutti. Di base, il fulcro dell’opera è l’accettazione della realtà, così com’è, senza volerla cambiare.

Il Canzoniere fu definito dallo stesso Saba “un romanzo autobiografico”, un libro nel quale l’autore parla di sè.

In quest’opera sono inserite anche le poesie più famose di Saba, come La Capra, nella quale l’autore si immedesima con il doloroso destino degli uomini.

Nel Canzoniere ricorrono spesso alcuni personaggi simbolo, come la madre, la balia, la moglie e Trieste, sempre descritta come una vera e propria donna.

Umberto Saba: una vita tormentata 

L’autore morì il 26 agosto 1957 nella sua stanza al San Giusto e quella stessa sera la Carlo Levi parlerà a Radio Trieste della grandezza della poesia di Saba, concludendo che con lui “Spariva il più moderno, il più antico, il più classico dei poeti italiani del Novecento”.

Umberto Saba fu un poeta tormentato, ancora oggi analizzato e studiato con fervore.

Si può dire che nel panorama letterario italiano, seppur “schiacciato” dal peso di altri grandi scrittori, e poco studiato a scuola, potrebbe rappresentare uno dei protagonisti delle tracce d’esame per la prima prova degli esami di maturità di quest’anno.