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sabato, 2 Dicembre 2023

Ulisse Polifonico: James Joyce a teatro

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Il 22 maggio, presso l’U-Turn a Vico Pallonetto a Santa Chiara a Napoli, Francesco Bove, giovane attore e musicista napoletano, presenterà il suo nuovo ambizioso spettacolo: l’Ulisse Polifonico. Sarà una sonorizzazione con voce e pianoforte di cinque episodi liberamente tratti dall’Ulisse di James Joyce, un libro fondamentale per il ‘900 letterario, definito da molti irrappresentabile poiché è insieme cinema, musica, arte e teatro. Il romanzo sul viaggio e sull’incontro è una metafora allucinata della vita di ogni uomo, da Ulisse a noi. In occasione del Bloomsday 2014, commemorazione che si tiene annualmente il 16 giugno in tutto il mondo, verrà messo in scena il secondo episodio dello spettacolo. Un progetto impegnativo, una scommessa e un’occasione irripetibile per sperimentare un nuovo modo di fare teatro. Francesco Bove ci ha spiegato in maniera più approfondita come nasce il suo progetto dell’Ulisse Polifonico:

E’ sua l’idea di rappresentare l’Ulisse di Joyce?
«Sì, ma non credo nella rappresentazione di un testo, piuttosto è una proposta. E’ una sfida difficile, molto ambiziosa ma credo che oggi siamo pronti a togliere tutto di scena e a tornare all’idea del “Non Io” di Beckett, autore tra l’altro amatissimo da Lucia Joyce, figlia del folle visionario».

E’ un’opera particolarmente complessa, soprattutto per l’utilizzo del ‘flusso di coscienza’, tipico della narrativa dell’autore. Come verrà affrontata sul palco?
«Sarà piuttosto la sonorizzazione di un libro, come si faceva un tempo col cinema muto. L’Ulisse, però, non è mai stato un libro canonico, a partire dalla prima stampa parigina del 1920, ad opera della Shakespeare & Book Company. C’era un problema di base che andava affrontato. La mia ricerca si è concentrata sulla musicalità delle parole assemblate da quel folle genio di Joyce, sul loro suono. Proverò, quindi, a creare un’atmosfera e non a leggere un testo».

Suonerà anche il pianoforte: la musica è un’altra sua passione, insieme alla recitazione?
«Infatti sarà il pianoforte ad aiutarmi in questa sfida complessa. La musica è una mia grandissima passione, non si può vivere senza. Dai Beatles fino al Dio in terra della musica di tutti i tempi, Joao Gilberto, mio costante punto di riferimento. Ascolto di tutto, sono onnivoro. Ogni mio mood ha un suo stile : shoegaze, jazz, avant-rock, musica brasiliana, cantautoriale, elettronica, pop. Non dobbiamo mai essere sprovvisti di musica, ci aiuta a vivere».

Ha avuto esperienze in ambito teatrale sempre di un certo livello. Quali sono i suoi progetti futuri?
«In realtà non mi considero un attore. I veri attori sono altri e Napoli è piena di talenti. Amo mettermi in gioco, amo capire i miei limiti e superarli o, se mi va male, soccombere. Vorrei lavorare con un gruppo di persone a un Amleto tradotto da Google Translate ma non ho ancora né persone con cui farlo né uno spazio per provare. Quindi credo che sia piuttosto un progetto futuribile. Al contempo, mi piacerebbe lavorare, anche solo per una volta, con un regista o una compagnia, misurarmi con altri mondi anche diversi dal mio».

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