L’Ucraina esprime il suo voto e lo fa senza fraintendimenti: il controverso referendum indipendentista nelle regioni russofone della zona orientale del Paese di Donetsk e Lugansk, registra un netto sì. Le schede elettorali sono state compilate persino tra le barricate dai secessionisti filorussi, in contrapposizione a quelli che definiscono i ‘fascisti’ di Kiev usciti dalla rivoluzione filo-occidentale del Maidan. Il vice presidente della commissione elettorale dell’autoproclamata repubblica di Lugansk, Oleksandr Malykhyn, afferma che secondo il risultato preliminare, il 95,98% ha votato sì all’indipendenza (Fonte Ansa).
Invece il presidente della commissione elettorale dell’autoproclamata repubblica di Donetsk, Roman Liaghin, spiega che il risultato ”sostanzialmente definitivo” è dell’89,07% a favore e solo 10,19% contro. La conferma ufficiale dei dati referendari, prevista per le 14 italiane, sembra slittare secondo quanto affermato dai separatisti della regione ucraina di Donetsk, a causa della “situazione molto tesa nella regione”. Sembrerebbe regolare invece lo spoglio delle schede nella regione di Lugansk. Il Cremlino annuncia che rispetterà “l’espressione della volontà della popolazione delle regioni di Donetsk e Lugansk” e conferma “l’alta affluenza della popolazione nonostante i tentativi di far fallire il voto”. L’auspicio di Mosca è che si punti “al dialogo tra i rappresentanti di Kiev, di Donetsk e di Lugansk”, e questo è anche il commento dell’ufficio stampa del Cremlino.
L’Occidente continua tuttavia a ritenere illegale il voto, come ha ribadito anche la portavoce del capo della diplomazia europea Catherine Ashton, che il presidente francese Francois Hollande bolla come ”nullo e non valido” e che gli USA hanno condannato fin dalla vigilia con parole durissime. Ma soprattutto un voto che per Kiev è una “farsa criminale ispirata, organizzata e finanziata dal Cremlino”, come denuncia il Ministero degli Esteri. Sullo sfondo rispettivamente, le speranze e i timori che la Russia lo possa utilizzare come pretesto per un’ulteriore annessione in stile Crimea o per riconoscere un’altra repubblica secessionista, come l’Ossezia del Sud e l’Abkazia in Georgia. Intanto a Slaviansk è ripresa l’operazione militare governativa contro i separatisti e attorno alla città-roccaforte dei secessionisti sarebbe entrata in azione l’artiglieria per tentare di forzare i posti di blocco dei filorussi.