I nuovi scontri di questa mattina tra separatisti filorussi e ucraini hanno lasciato Sloviansk, roccaforte dei filorussi, e altre città della regione di Donetsk, senz’acqua. L’acquedotto che forniva la regione ucraina orientale è stato danneggiato nuovamente, dopo che non più di tre giorni fa era stato riparato in seguito ad un attacco militare alla centrale elettrica che lo alimentava. Qualche giorno fa i cittadini più fortunati riuscirono a fare scorte d’acqua, mentre i generi alimentari ancora scarseggiano e gli abitanti delle zone più colpite dalla guerra non possono che utilizzare prodotti coltivati nei propri orti.
La guerra prosegue e la zona del Donbas, quella delle regioni di Donetsk e Lugansk, appare la più turbolenta. Qualche mese fa questa grande fetta di Ucraina si preparava alla secessione (ottenuta con l’89% di sì al referendum – ndr). Secessione che fu molto discussa e fu accolta con amarezza dall’Occidente e da Kiev. Dalla capitale ucraina il voto venne bollato come una “farsa criminale ispirata, organizzata e finanziata dal Cremlino”. Commento amaro, quanto quello seguito all’annessione della Crimea alla Russia due mesi or sono, da parte del Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama: l’annessione infatti non sarebbe mai stata riconosciuta da USA e alleati, anzi questi ultimi si sarebbero preparati per imporre delle nuove sanzioni per aver violato il potere ucraino sulla regione annessa da Mosca.
L’Ucraina in questi mesi si è mostrata decisamente combattiva, nonostante la perdita della Crimea. Mai i funzionari ucraini si erano arresi alla richiesta di un risarcimento di danni per l’occupazione della regione, ritenendola ancora parte del proprio Stato. Invece è delle ultime ore la notizia della richiesta da parte del premier Arseniy Yatseniuk, durante un incontro della Verkhovna Rada (il Parlamento di Kiev – ndr) di un risarcimento che corrisponderebbe alla somma di 100 miliardi di euro alla Russia per aver occupato la Crimea.
Hanno fatto notare alcuni esperti russi che questa richiesta potrebbe coincidere con un allentamento della presa ucraina sulla Crimea, ritenendo che Kiev si sia dunque ‘arresa’ alla perdita della regione, e che si accontenti di un risarcimento in denaro.
Yatseniuk non si è limitato solo a riferire del risarcimento che l’Ucraina si aspetterebbe da Mosca, ma ha anche precisato che la Russia sarebbe colpevole di aver sottratto a Kiev ben 2,2 miliardi di metri cubi di gas in Crimea e la società di distribuzione del gas Cernomorneftegaz, nonostante non sia ben chiara la natura del gas stesso, se proveniente da riserve o giacimenti.
La questione riguardante le forniture del gas è sempre stata molto delicata e quasi ‘centrale’ negli scontri tra Russia e Ucraina: un paio di mesi fa, infatti, per tamponare il grande bisogno di gas e ‘aggirare’ l’ostacolo dei debiti con Mosca, l’Ucraina tentò un reverse flow, ritenuto illegale dal gigante russo Gazprom. https://www.21secolo.news/gazprom-reverse-flow-illegale/
Al termine dell’incontro in Parlamento, Yatseniuk ha dichiarato: “Stiamo preparando una serie di ricorsi contro gli organi istituzionali russi, contro l’occupazione illegale e la rapina del territorio dell’Ucraina. Per tutto ciò dovranno pagare. Ci rendiamo conto che processi del genere sono lunghi, ma porteranno ai risultati.”