Ammonta a 49 il numero dei soldati ucraini morti durante la notte per l’esplosione di un aereo da carico militare, causata dai separatisti filorussi nella zona Est dell’Ucraina.
L’aereo, un IL-76 preposto per il trasporto di soldati e approvvigionamenti, nell’atterrare all’aeroporto di Lugansk, è stato centrato dalla contraerea separatista; tra le vittime c’erano molti paracadutisti afferenti alla Brigata Aeromobile 25.
Secondo le prime dichiarazioni di Vladislav Selezniov, il portavoce delle truppe militari “Sull’aereo c’erano i nove membri dell’equipaggio e 40 paracadutisti. Sono tutti morti, ma il numero delle persone a bordo è in corso di verifica”. Oltre ai soldati, l’aereo portava a bordo anche rifornimenti per i militari impegnati accanto alle linee difensive di Kiev contro gli attacchi dei separatisti, ostinati a proclamare l’annessione alla Russia.
Alcuni giorni fa l’Ucraina e gli Stati Uniti hanno imputato alla Russia l’appoggio ai filorussi attraverso armi belliche, tra cui lanciarazzi e carri corazzati, testimoniati da video amatoriali circolanti sul web; il ministero di Kiev, ricollegandosi al possibile supporto russo, ha commentato la tragedia di questa notte: “nella notte i terroristi hanno sparato con cinismo e a tradimento. Con un cannone anti-aereo e una mitragliatrice di grosso calibro hanno abbattuto un aereo che si stava preparando ad atterrare”, manifestando in tal modo una tangibile preoccupazione per uno dei lutti governativi più cospicui fin’ora. Mentre il Cremlino ha respinto, prontamente, le accuse, sottolineando che due carri armati, qualche giorno fa, avevano oltrepassato il confine russo bloccati però dalle pattuglie di frontiera russe.
Sembra ancora oscura la vicenda legata all’intrusione delle due nazioni nel territorio confinante; stando ai giornali russi, un carro armato ucraino avrebbe sostato nei pressi del villaggio di Millerovo, a causa di un problema al motore, soccorso, in un secondo momento, da un altro carro blindato. Tuttavia, le forze dell’ordine russo hanno confermato che i due veicoli militari avevano oltrepassato il confine di 150 metri. Non altrettanto pacifico, invece, è risultato lo sconfinamento russo in territorio ucraino; il ministero della Difesa dell’Ucraina ha dichiarato che i soldati ucraini avrebbero abbattuto “due veicoli blindati per il trasporto delle truppe, due carri armati e due camion Kamaz, sui quali erano montate due mitragliatrici”. Episodi questi che vanno ad aggiungersi, amaramente, ai 40 miliziani uccisi a Snizhne, nella giornata di ieri, insieme alle 3 persone rimaste uccise a Donetsk, a causa dell’esplosione del minibus di Denis Pushilin, capo dei separatisti.
Intanto nella giornata di ieri le truppe di Kiev hanno ripreso il controllo di Mariupol, la città portuaria di Donetsk, causando la morte di 5 filorussi, il ferimento di 4 soldati ucraini e la presa in ostaggio di 30 filorussi ad opera dei militari ucraini. La bandiera giallo e blu dell’Ucraina ora sventola fiera sul municipio cittadino e Poroshenko, subito, ha suggerito di battezzare Mariupol città capoluogo di Donetsk.
Di sicuro il botta e risposta dei due ex stati sovietici, in merito ai combattimenti in corso, acutizza il già precario rapporto tra i due che, con molta probabilità, sconfinerà in una definitiva lesione quando ci sarà la possibile chiusura definitiva dei rubinetti per la fornitura di gas: Kiev entro la mattinata di lunedì potrà pagare i suoi debiti alla Russia, debiti che ammontano a 1,9 miliardi di dollari, altrimenti la fornitura di gas sarà sospesa. Nel frattempo Iuri Prodan, ministro dell’Energia in Ucraina, ha affermato che in questo week-end saranno proposte nuove trattative per il ribasso del prezzo di vendita del gas, proposte che, molto probabilmente, verranno rifiutate da Mosca, esausta di nuovi compromessi.