Oltre mille anni di storia per il territorio, oggigiorno chiamato Ucraina: indipendente da 30 anni, con un passato diviso ed un legame a doppio filo con la Russia.
Circa trentuno anni fa ha avuto inizio la fase finale della dissoluzione dell’Unione Sovietica. Il colpo di stato dei conservatori sovietici non è riuscito nell’intento di prendere il controllo del governo, entro il 21 agosto 1991, tuttavia è riuscito a distruggere il processo di firma del nuovo trattato dell’Unione.
La dissoluzione fu guidata da aspirazioni molto diverse delle élite repubblicane. La dichiarazione d’indipendenza ucraina, approvata il 24 agosto 1991, si può considerare un vero e proprio compromesso, i cui passi pratici del processo creativo e distruttivo di un nuovo stato, furono mossi nella decomunistizzazione del 1991-1992.
Attualmente, trentuno anni dopo, non è facile trovare criteri adeguati per valutare ciò che è accaduto agli ucraini in quel periodo. Tuttavia, è possibile confrontare il punto a cui si è giunti oggi, con le aspettative di coloro che hanno fondato un nuovo stato nel 1991.
Il 1991 è stato un anno di un profondi cambiamenti storici, culturali, sociale, politici e soprattutto economici, per molti dei popoli che vivono nell’Europa orientale e nell’Eurasia settentrionale. Una censura storica guidata da grandi speranze di miglioramento, egualmente condivise tra esperti e cittadini, da chi viveva l’evento di trasformazione e chi lo osservava dall’esterno.
Tale miscuglio di speranze può essere diviso in tre tracce principali della trasformazione post-comunista: democratizzazione, mercatizzazione (marketization) ed europeizzazione.
DEMOCRATIZZAZIONE
La democratizzazione post-sovietica implicava l’istituzione di uno stato nazionale, la libertà di manifestare liberamente il proprio pensiero, la libertà di stampa e di associazione, multipartitismo ed un sistema elettorale libero e democratico. Un percorso che ha assistito a numerosi alti e bassi, ma che, in oltre trent’anni, non hanno però mai intaccato la natura identitaria democratica dell’Ucraina.
Tuttavia, pur essendo uno dei sistemi politici più liberi tra gli stati post-sovietici, secondo i rapporti della Freedom House ed i dati di Varieties of Democracy, l’Ucraina non potrebbe essere considerata una democrazia a pieno titolo. La politica ucraina, infatti, nel corso degli anni, ha oscillato tra ordini politici ibridi, più o meno liberi. Questo ha provocato due profonde crisi politiche: la rivoluzione arancione, nel 2004, e l’Euromaidan nel 2014, che hanno messo a dura prova l’esistenza dell’Ucraina in qualità di paese unitario.
MERCATIZZAZIONE (MARKETIZATION)
Lo sviluppo economico post-sovietico dell’Ucraina è stato guidato dagli obiettivi di trasformazione verso un’economia di libero mercato e una società del benessere. Nel perseguire tali obiettivi, l’Ucraina è sopravvissuta al magistrale declino economico dei primi anni ’90, e poi all’incremento economico del quinquennio 2002-2007, fino all’inesorabile stagnazione che ha inasprito l’instabilità nel resto degli anni.
EUROPEIZZAZIONE
Il sogno degli europei dell’Est e dell’Ovest di creare una regione culturalmente e socialmente unita di pace e collaborazione nel 1989-91 è stato una forte motivazione per la trasformazione post-comunista. Purtroppo, questo sogno non si è mai trasformato in realtà.
Diversamente dei suoi vicini dell’Europa centrale e del Baltico, l’Ucraina non ha sempre aderito all’integrazione europea. Attualmente, i politici ucraini sono in costante dialogo con i loro colleghi degli stati membri dell’UE. Anche se l’europeizzazione resta la pietra miliare dell’Ucraina, esistono priorità di sviluppo che contrastano questo proposito.
sottotitolo: Nel 1991 tre grandi speranze dominarono la scelta dell’Ucraina: democratizzazione, mercatizzazione ed europeizzazione. Analizziamo cosa è accaduto negli ultimi 31 anni di dissoluzione