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lunedì, 29 Maggio 2023

Turchia: polizia e lacrimogeni contro manifestanti

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Si ferma per ora a circa 300 il numero delle vittime colpite dal crollo della miniera di carbone di Soma, in Turchia. Questa mattina un nuovo incendio ha reso quasi impossibile l’attività di ricerca minatori. Probabilmente le cause dell’incendio sono da additare a un guasto elettrico che ha generato delle deflagrazioni.

Le rivolte dei cittadini non sono mancate, la sofferenza grida sotto il muro invalicabile di una superficialità legata alle più banali norme di sicurezza. A tre giorni dalla tragedia, la più grande nel panorama industriale turco, si contano ribellioni contro il Primo Ministro Tayyip Erdogan, costretto a rifugiarsi in un supermercato; calci assestati ad uno dei manifestanti da parte del consigliere di Erdogan; la probabile violenza dello stesso Erdogan nei confronti della figlia di uno dei lavoratori della miniera, morto nella tragedia.
Ma le sommosse non trovano stasi: nella giornata di ieri circa 10mila persone si sono mobilitate lungo le strade cittadine, provenienti anche dalle città limitrofe. L’accoglienza però non è stata delle migliori: gli agenti della polizia, schierati per bloccare il flusso, hanno arrestato le insurrezioni dei presenti con idranti, gas lacrimogeni e proiettili di gomma. Tra i feriti c’è stato anche Kani Beko, il segretario generale del Disk, Confederazione dei sindacati progressisti, portato in ospedale dopo gli scontri con la polizia. Anche a Istanbul non sono mancati cortei di persone mobilitatesi per il disastro. Purtroppo però la polizia ha bloccato il loro cammino verso la sede dell’Istituto per la sicurezza sociale.

Uno studio relativo al 2010 rivela che il tasso di mortalità dei minatori in Turchia è il quello più alto in tutto il resto del mondo, pari a 7 volte quello stabilito in Cina. E i sindacati chiedono giustizia: Centinaia di lavoratori sono stati lasciati morire fin dall’inizio, quando sono stati obbligati a lavorare in processi produttivi crudeli per acquisire il massimo profitto. Invitiamo la classe operaia e gli amici dei lavoratori ad essere al fianco dei nostri fratelli di Soma. Ma l’azienda che fino a ora ha gestito la miniera si autoesclude dalle probabili colpe del disastro. Secondo l’impresa mancava soltanto la camera di sicurezza, non ancora costruita, che di sicuro avrebbe salvato la vita a molti minatori.

Resta sconcertante un episodio relativo al Premier turco, saltato fuori in seguito alle immagini delle riprese del momento. Mercoledì, durante la sommossa in cui Erdogan fu costretto a trattenersi nel supermercato, in preda alle continue contestazioni di una folla infervorata all’esterno, avrebbe urlato ad uno dei presenti: dove vai, specie di sperma di Israele? a cui seguono le immagini del premier che allunga il braccio, sferrando un possibile colpo contro la figlia del lavoratore morto, che avrebbe urlato: che cosa ci fa qui l’assassino di mio padre? Subito dopo un ragazzo è stato picchiato barbaramente da alcune delle guardie del corpo di Erdogan.

Respinge l’accusa il portavoce del partito del Primo Ministro, Huseyn Celik, che ha affermato con risolutezza in conferenza stampa: “Non ci sono immagini di uno schiaffo”. Resta tuttavia poco impugnabile l’immagine del consigliere Yusuf Yerkel che ha preso a calci un manifestante bloccato da due soldati. Immagini che hanno fatto il giro del mondo destando sgomento da parte di tutti verso uno stato che risponde alla violenza davanti al lutto di migliaia di cittadini.

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