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Trucco e tanta storia; intervista a Flavia Mastrodonato

Il XXI secolo ha deciso di fare quattro chiacchiere con Flavia Mastrodonato, Make-Up Artist professionista, che ci rivelerà tante storie e curiosità sul trucco, in cui è diplomata e con il quale oggi ci illuminerà e coinvolgerà.

Innanzitutto, da cosa nasce la tua passione per il Make-up?

La passione per il Make-up nasce in conseguenza alla mia esigenza di esprimere l’arte. Sin da piccola amavo disegnare e pittare . Esprimevo le mie passioni artistiche nel canto e nella danza e poi finalmente durante il quarto anno di liceo insieme ad alcuni amici abbiamo iniziato nel tempo libero a creare set fotografici e ad esprimere la nostra arte in questo modo. Io ovviamente truccavo chiunque mi capitasse sottomano e così è iniziato il mio percorso.

Hai appreso molto all’Accademia?

Assolutamente si! Osservare i miei insegnanti, grandi professionisti del settore, soprattutto nell’ambito cinematografico, mi ha dato modo di amare ancora di più questo lavoro. Osservarli durante le dimostrazioni è stato davvero importante e attraverso i loro racconti sui set mi hanno trasmesso sicurezza ma anche sensibilità e umiltà, che in questo lavoro non devono mai mancare.

Chi sono stati i tuoi mentori lì? Ci fai qualche nome?

Tutti i miei professori erano nomi importanti nell’ambito cinematografico/teatrale. Come Manlio Rocchetti, primo premio Oscar italiano, le sue lezioni erano super interessanti e anche divertenti tra parrucche, baffi e calotte. Un altro nome importante è quello di Laura Borzelli (Make-Up Artist sul set di Titanic e molte fiction italiane) e poi Gabriella Trani che è stata la docente che ci ha seguito di più e mi ha trasmesso l’amore per la storia del make-up, facendoci attraverso essa fare viaggi nelle varie epoche.

A proposito di storia del make-up, ce ne vorresti parlare? Ci vuoi raccontare la sua evoluzione negli anni fino ad oggi? Sarebbe interessante illuminarci un pò su come si usava truccarsi un tempo e magari rivelarci quali fossero le tendenze più in voga.

Si prima di parlarti del make-up di tendenza dal dopoguerra in poi, vorrei raccontarti come questo nasce e cioè non come ornamento, ma come cura del corpo. Le prime tracce del make-up sono state trovate nell’epoca dei Sumeri, ma è in Egitto  che, attraverso pratiche religiose, le sacerdotesse  custodivano il segreto dell’arte della cura del corpo. Come primo prodotto fondamentale si iniziò ad utilizzare  un preparato lavorato a mortaio chiamato Kohl, che serviva per ornare gli occhi delle donne e degli uomini egizi, ma soprattutto aveva importanti poteri curativi per la congiuntivite che spesso contraevano a causa della sabbia del deserto. Un’altra chicca è che in quel periodo facevano vere e proprie maschere con i fanghi del Nilo. Tutti i prodotti che si utilizzavano erano di origine vegetale e quindi mai dannosi per il corpo. Facendo un salto all’epoca ottocentesca, invece, il trucco diventa un accessorio di bellezza per dividere le classi sociali dai nobili al popolo. Si schiariva di molto la pelle con cipria, che all’epoca era molto dannosa, chiamata “biacca” niente di meno che carbonato di piombo…molto probabilmente una delle cause di morte della regina Elisabetta I d’Inghilterra. Un’altra usanza era quella di rasarsi sopracciglia e attaccatura dei capelli, perché la fronte alta era di gran voga. Facendo un salto in avanti prima della prima guerra mondiale si stava cercando il modo di rendere il make-up non nocivo per il corpo. Nel 1913 il chimico T.L  Williams crea il primo mascara e contemporaneamente anche Eugéne Rimmel in Europa lancia la sua linea (ecco perché il mascara si chiama anche rimmel).  Tutto questo l’ho raccontato per farvi capire quanto è stato importante il make-up fino ad ora per sviluppare le vere tendenze che hanno avuto un boom incredibile con l’arrivo del cinema.

Da quale epoca partiamo?

Partiamo dagli anni ’20. Gli anni ruggenti, del proibizionismo. Il make-up doveva esprimere al meglio lo stato d’animo delle donne dell’epoca. Malinconico, con questi trucchi “Smokey” con colori scuri come il nero, il verde petrolio e il blu. Sopracciglia sottilissime e labbra disegnate rosso o bordeaux.

Nel 1945, però, il mondo della cosmesi deve riprendersi dopo la seconda guerra mondiale. I prodotti più importanti restano il rossetto rosso (che Adolf Hitler durante la guerra aveva odiato, poiché lo riteneva volgare) e il mascara. Parola d’ordine: semplicità.

Ed eccoci nei mitici anni ’50, qui possiamo individuare due trucchi iconici; da una parte la sensualissima Marilyn Monroe con rossetto rosso fuoco, eyeliner sfumato, sopracciglia ad ala di gabbiano e il suo neo perfettamente disegnato; dall’altra parte un simbolo di eleganza e semplicità, Audrey Hepburn con il suo eyeliner bone-tone e labbra nude. Questi trucchi iconici si riconfermeranno più volte nel corso della storia fino ai giorni nostri.

Negli anni ’60 abbiamo un’importantissima modella che è Twiggy e il suo make-up è caratterizzato dalle ciglia inferiori disegnate ed enfatizzate. I colori di ombretto di tendenza sono azzurrino, rosa cipria, verde tiffany o giallo paglierino. Un altro make-up copiatissimo è quello di Sophia Loren che con l’aiuto delle ciglia finte rendeva i suoi occhi grandi e da gatta.

Una rivoluzione nel trucco anni ’70 la troviamo proprio in Italia con la cantante Mina, le sopracciglia completamente rasate e ombretti tendenzialmente scuri che danno un tocco di drammaticità al viso.

Negli anni 80 abbiamo un vero e proprio trionfo di colori e di tecniche. Parliamo di make-up super colorati con finish dei prodotti completamente diversi  da quello che si poteva trovare prima di allora. La disco faceva da padrona e tutte le star, da Madonna a David  Bowie lanciavano tendenze.

Dal mio punto di vista negli anni ’90 per quanto riguarda il make-up sono stati un flop. Li caratterizzava il rossetto marrone, matita nera e ombretti glitterati che non a tutte stavano bene. Diciamo che da allora di passi in avanti ne sono stati fatti tanti, la nuova tecnologia per le texture dei prodotti, l’arrivo dei social network fanno si che tutti abbiano la possibilità di imparare a truccarsi.

Il trend che caratterizza i nostri anni è diviso tra Make-up americano, un trucco completo con tecnica mista di creme e polveri e il Make-up all’italiana molto più leggero e luminoso, con colori più sobri e naturali.

C’è qualche trucco in particolare di cui puoi raccontarci la storia?

Si, io adoro particolarmente la storia del rossetto rosso. Questo è il più antico prodotto di bellezza, trovato addirittura nella tomba della sovrana sumera Shubad. Ma divenne un simbolo davvero importante durante la lotta al suffragio universale. Negli anni ’10 Elizabeth Arden, che con coraggio affiancò le “suffragette” nel corteo di rivendicazione della propria libertà, dal suo negozio regalava rossetti rosso fuoco alle compagne, facendolo diventare un’icona di potere alle donne.

Qual è l’epoca che preferisci?

Assolutamente gli anni ’80, perché la trovo l’epoca più creativa in assoluto e vi è molta libertà di espressione anche dal punto di vista umano, musicale e ovviamente artistico. Gli anni ’80 li ritroviamo ancora oggi sulle passerelle di moda e non smetteranno mai di ripresentarsi.

Come ti fa sentire il trucco e come pensi faccia sentire le persone a cui lo sottoponi?

Io non mi trucco molto. Ho tanta cura della mia pelle e mi piace lasciarla libera di respirare. Ma nelle giornate meno positive, come lo sono state in questi mesi di lockdown il semplice utilizzo di un rossetto rosso o di un ombretto colorato mi hanno aiutato a stare meglio con me stessa e con quello che stava accadendo. Prima di creare un qualsiasi make-up, ascolto cosa vorrebbero le mie clienti e se lasciano fare a me, chiedo come si truccano tutti i giorni, perché il trucco deve sempre rispecchiare l’essenza della persona e mai far sentire fuori luogo.

Concludiamo con un consiglio. Cosa consiglieresti alle ragazze di oggi riguardo al Make-up?

Sperimentate e divertitevi con il Make-up, non c’è mai un modo sbagliato di truccarsi. Perché il Make-up è arte e l’arte è la nostra massima libertà d’espressione.