Come e quando sei diventato ‘Alter Ego’? Ci parleresti della sua genesi?
Lo faccio molto volentieri, a patto che mi sia concesso di fare una piccolissima premessa. Allora… Nella vita tutto nasce da un bisogno ed il mio è sempre stato quello di sentirmi felice ed in pace con me stesso. Trovare se stessi però non è una cosa facile; anzi talvolta diviene impossibile. I motivi per cui trovare e poi conoscere se stessi non sempre si rivela essere qualcosa di realizzabile sono molteplici, si va dall’incapacità personale ai fattori esterni come ad esempio le difficoltà di economiche, sociali e politiche. Per assurdo, nel mio caso, la ricerca di me stesso e di un mio equilibrio interiore che mi appagasse è iniziata proprio in seguito a criticità legate al mio lavoro usuale di geometra. Complice la crisi economica, iniziai a prendere in considerazione altre strade, agendo d’istinto, quasi fossi guidato dal mio estro. Fu così che mie “fughe” nell’officina di famiglia mi condussero verso ciò che successivamente scoprii chiamarsi “l’Elemento”, come lo chiama Ken Robinson. Dice infatti l’illustre educatore britannico, che: “Esiste un luogo in cui le cose che amiamo e quelle che siamo bravi a fare si ritrovano insieme. Questo luogo dell’anima si chiama l’Elemento. L’Elemento è il punto d’incontro fra le attitudini naturali e le passioni personali. Quando le persone si trovano nel loro Elemento, sono in connessione con qualcosa di fondamentale per il loro senso di identità, per il loro scopo nella vita e per il loro benessere. Essere nel proprio Elemento rivela loro chi sono veramente e che cosa devono veramente fare della loro vita”. Insomma tenendo a mente queste parole, mi sono detto: sognare non costa nulla…
E quando è avvenuto, per dir così, il “battesimo” di ‘Alter Ego’?
Il mio “battesimo” è avvenuto al ‘Napoli Arte Fiera 2015’. Durante questa manifestazione svoltasi dal 23 al 25 maggio scorso presso la Mostra d’Oltremare, grazie ad uno spazio espositivo esclusivo e personale ho avuto la possibilità ed il piacere di far conoscere le mie prime opere al pubblico; riscuotendo grossi consensi ed interesse. Questi mi hanno quindi dato coraggio per continuare su questa strada.
Come mai hai scelto proprio il ferro per le tue creazioni?
Ho scelto il ferro perché è il materiale con cui da anni si interseca parte della storia dell’azienda di famiglia impegnata da circa 40 anni nella progettazione, realizzazione, manutenzione e gestione di impianti tecnologici: dagli impianti di condizionamento e ventilazione a quelli di rilevazione e spegnimento di incendi, passando per impianti elettrici, termici, idraulici e di automazione industriale. Con questo metallo posso dire quindi di aver ormai maturato una certa dimestichezza. A volerli raccontare, tanti – forse troppi – sarebbero i ricordi fatti di sensazioni ed emozioni vissute in questi anni trascorsi in officina tra scelte, errori, creazioni, preoccupazioni e gioie. Però qualcosa per rispondere a questa domanda la dovrò pur dire, e quindi dico che il ferro – malgrado un’anima fredda e quindi difficile da plasmare secondo il proprio volere – lo si può riscaldare, tagliare, piegare, fondere, levigare e verniciare. E tutto questo è proprio ciò che io faccio quando lavoro ad una delle mie realizzazioni. A differenza di altri metalli o materiali, con il ferro c’è una sfida con se stessi anche per quanto concerne il lavorarlo.
Adesso però veniamo alla tua personale ‘Humans & Love’ presso il Reinassance Naples Hotel Mediterraneo. In sede di presentazione, ricordavo come anche lo sceneggiatore e disegnatore Roberto Recchioni, nel Dylan Dog n.342 ‘Il cuore degli uomini’, si interrogasse a fondo riguardo all’Amore; pertanto adesso giro a te quelle che erano le sue domande: “Di cosa parliamo quando parliamo di amore? Di quel legame profondo che ci unisce a qualcuno in maniera univoca ed esclusiva? Di quell’imperativo categorico che ci spinge alle azioni più insensate? Di quella catena virtuosa che ci unisce a qualcuno in maniera indissolubile?”
Per rispondere a questi interrogativi occorrerebbe un trattato; eppure non è detto che lo si riesca a fare con la dovuta lucidità. Alle volte non basta una vita intera per riuscire a trovare la risposta ad almeno uno di essi; eppure l’amore è un sentimento tanto profondo quanto struggente che tutti abbiamo provato almeno una volta nella vita. Io più semplicemente mi sento di affermare che in un mondo di apparenze, falsità, indifferenze e solitudine, c’è solo una cosa per cui vale sempre la pena di lottare: l’Amore.
‘Humans & Love’: 7 opere focalizzate sull’essere umano e che realmente lasciano senza fiato lo spettatore… Lo so che ti faccio un torto, ma non potendo parlare qui in maniera approfondita di tutte e sette, ti chiedo: c’è un’opera a cui sei più legato?
Per quanto potrà sembrare retorico, dico che sono legatissimo ad ognuna di esse. Durante la fase di creazione, viste anche le difficoltà di lavorare il ferro, di plasmarlo, ogni singolo minuto era prezioso; pertanto ricordo per tutte la sveglia alle 6 di mattina. Dovendo però necessariamente scegliere un’opera di cui parlare, scelgo ‘L’Amore ramifica’. Oltre ad essere per dimensioni tra le opere più grandi, ‘L’Amore ramifica’ ha rappresentato per me una delle maggiori sfide da quando ho intrapreso il cammino artistico: materializzare l’immateriale; e per farlo ci sono voluto 3 mesi di estenuante lavoro. Si tratta di una scultura “arteriosa” fatta di centinaia tondini di ferro di colore rosso a sezione crescente, ripartiti su ben 16 rami destinati a convergere su di un tronco centrale. Ogni singolo ramo rappresenta un’esperienza sentimentale-emozionale – non importa se essa sia reale o potenziale – che ci ha condotto verso una ancora più intensa ed importante. Quindi di esperienza in esperienza, di ramo in ramo, la nostra vita giungerà ad intrecciarsi con quella della persona che il destino ha deciso dovesse stare al nostro fianco. In altre parole, questo vuol dire che per ciascuno di noi, ogni singolo evento è un crocevia per altri eventi, da cui poi ne scaturiranno altri ancora fino a formare una fitta rete che confluirà, secondo tempistiche e modi differenti, verso una risultante destinata ad unirsi a quella idealizzata e desiderata. L’opera va pertanto letta ed analizzata dall’alto verso il basso: dalle sequenze frastagliate di rami che da destra e sinistra descrivono la crescita sentimentale che ognuno dei due amanti destinati un giorno ad incontrarsi ed unirsi ha condotto per proprio conto nel corso della sua esistenza fino alle radici che si estendono a partire dal tronco centrale attorcigliato, che abbiamo detto sta a simboleggiare il loro percorso insieme in adempimento a quanto il destino aveva in serbo. Insomma, ‘L’Amore ramifica’ altro non è che un semplice elogio all’amore e alle sue magnifiche conseguenze.
Dai, dal momento che le tue sculture sono così belle ed i messaggi che lanciano così intensi e profondi, non credo che i nostri lettori si annoieranno a leggere qualche altra riga in cui ci presenti – seppur telegraficamente – anche le altre tue opere.
Non me lo lascio ripetere due volte; quindi accetto la sfida. Allora: ‘H2eart’ gioca con le parole Earth (Terra) e Heart (Cuore); sono l’una l’anagramma dell’altra e ad esse ho voluto affidare quella che è una provocazione: se nell’animo di tutte le persone prevalesse l’amore, la terra muterebbe la sua forma? ‘Cuore a pezzi’ e ‘Tira e molla’, invece, penso si presentino da sole. Poi c’è ‘Loverynth’: la rappresentazione grafica, mediante listelli di legno su compensato, di come l’amore sia fatto di percorsi che spesso si rivelano dei vicoli ciechi, proprio come in un labirinto; salvo poi imboccare la strada giusta che ti permetterà di ricongiungerti con la tua metà che, dall’altra parte del percorso, c’è sempre stata. Ed ancora: ‘Cuore incatenato’ dove si mischiano insieme il freddo del ferro della catena che disegna il cuore e il caldo dei coloratissimi gomitoli di lana in esso contenuti che simboleggiano i sentimenti; e ‘Cupido’ il più classico degli omaggi al dio alato che munito di arco e frecce da sempre insidia i nostri cuori.
Ma in mostra presso il Reinassance Naples Hotel Mediterraneo non ci sono però solo i sette capolavori appartenenti alla personale ‘Humans & Love’… che ne dici quindi di parlarci anche delle tre sculture a figura umana che stanno stregando tanto i clienti ed il personale dell’albergo quanto i passanti in strada?
D’accordo. Comincerei allora con il parlare di ‘Spleen’. Come già suggerisce il titolo, si tratta di un omaggio al poeta francese Baudelaire. Spleen – per chi non lo sapesse – è una parola inglese che indica un particolare stato d’animo fatto di tristezza, di disperazione, di incapacità di stabilire un rapporto attivo con il mondo esterno, di angoscia esistenziale. Un concetto che può manifestarsi in mille modi ed aspetti, racchiuso però in una sola parola. Una parola che come nessun altra descrive lo stato di malessere proprio della figura del poeta. L’innata e fuori dal comune sensibilità dei “figli di Calliope”, finisce infatti con il renderli dei reietti della società. Talvolta divengono oggetto di scherno da parte degli uomini. E pertanto quando anche Dio e Satana non sono stati in grado di lenire le sue pene, al poeta non rimane altra via che quella della morte; intesa non come passaggio ad una nuova vita ma come distruzione e disfacimento a cui egli si affida, nel disperato tentativo di trovare nell’ignoto qualcosa di nuovo e di diverso dall’onnipresente angoscia. La mia scultura racchiude l’essenza di quanto fin qui detto. In essa lo Spleen viene plasmato su un uomo morente che si priva dell’unica cosa in grado di tenerlo in vita: il cuore. Egli è raffigurato in ginocchio sulla terra e con lo sguardo verso il basso, in segno di disperazione. Le sue arterie che una volta avevano colore ed irroravano il suo corpo maestoso, adesso appaiono invece esangui. Poi c’è ‘The urban siren’. Lei, misteriosa ed affascinante figura mitologica, proviene dall’acqua ed è dunque figlia della vita. Se potesse rinascere oggi scommetto sceglierebbe di essere punk; così da integrarsi perfettamente con l’odierna realtà metropolitana. Con la sua bellezza anticonformista che rimane intatta nel tempo ma che contemporaneamente è al passo con esso, questa sirena è il tramite tra cielo e terra, tra la luna e l’asfalto delle metropoli. Forse in molti, irretiti dal suo corpo, non si sono accorti che la luna che essa sorregge – al di là del rappresentare il confine tra l’apparenza e l’essere, in quanto scudo che irradia luce e forza contro gli stereotipi e l’immobilismo – sul volto meno visibile, cioè su quello rivolto verso la sirena, porta incisa la scritta: “Nosce te ipsum” – “Conosci te stesso”. Un monito dunque a tutti coloro che si trovano intrappolati in una realtà che non gli appartiene. Infine abbiamo ‘Sinapsi’. Qui invece mi diverto a citare il film ‘Matrix’: “Hai mai fatto un sogno tanto realistico dal sembrarti vero? E se da un sogno così non dovessi più svegliarti, come potresti distinguere il mondo dei sogni dalla realtà?”. Questa scultura ci pone di fronte ad un paradosso poiché viene rappresentata la palpabilità, affine agli esseri umani, utilizzando l’impalpabilità dei segnali elettro-chimici di cui essi sono costituiti. Qui è esclusivamente la nostra mente a conferire forma alle linee ed ai punti che compongono la scultura, facendoci vedere una donna dal corpo sinuoso e longilineo che tenta in punti di piedi di transitare nel nostro mondo grazie a quello che ci appare come un portale di passaggio.
Ahimé il tempo a parlare con te di arte è volato, pertanto prima di congedarci ti faccio quella che di fatto è una domanda di rito: quali sono i tuoi progetti per il futuro e quali sono invece i tuoi sogni nel cassetto?
Diciamo che innanzitutto sto cercando di capire cosa fare nella mia vita. Mi piacerebbe però non abbandonare il lavoro di famiglia. Per quanto riguarda le sfide artistiche per il futuro, posso dire che sto provando a miniaturizzare la mia arte e che sogno di poter vedere quanto prima i miei progetti artistici cimentarsi su di una dimensione nazionale ed internazionale. Sui sogni dico che talvolta è bello anche lasciarli nel cassetto…