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Telefonata Draghi-Conte: a rischio la tenuta del governo

Telefonata tra il Presidente Mario Draghi e il leader del M5S Giuseppe Conte, per capire cosa faranno i pentastellati in vista dell’approvazione del Decreto aiuti. 

Ciò che “preoccupa” di più è la telefonata tra Draghi e Giuseppe Conte, Capo politico del Movimento cinque stelle, soprattutto in prospettiva del voto di domani sul DL aiuti.

La telefonata tra Draghi e Conte è avvenuta nelle prime ore del pomeriggio, dopo che il leader dei 5stelle si era riunito stamane con il collegio del movimento.

Si cerca una mediazione, soprattutto per evitare che il Movimento possa uscire dall’aula e quindi non votare la fiducia al Decreto aiuti.

Telefonata Draghi-Conte: possibile intesa?

In realtà vige ancora l’incognita circa il comportamento dei cinque stelle che già nei giorni scorsi hanno dichiarato di non esser d’accordo con tutti i passaggi del Decreto. C’è qualcosa che non convince i deputati del Movimento e Draghi prova in qualche modo a mediare, perché senza il loro consenso, in realtà, la tenuta del Governo comincerebbe ad oscillare.

La comunità a gran voce mi chiede di portare il M5S fuori. Il futuro della nostra collaborazione è nelle risposte che avremo”, è quanto ha precisato Giuseppe Conte durante i giorni scorsi.

A tal proposito, il leader del Movimento, Conte ha consegnato al premier un documento che in nove punti elenca le richieste dei 5S al governo per restare nella maggioranza.

Dalla telefonata di oggi non è trapelato nulla, c’è il totale riserbo ma una cosa sembra essere certa: la linea della non partecipazione al voto in Aula. Che al momento resterebbe quella più gettonata da parte del m5s.

Per ora Conte non avrebbe aggiornato i suoi sui contenuti della telefonata, “lo farà in Consiglio”, ma è convinzione diffusa che al premier abbia chiesto a Draghi “un segnale chiaro”. Il pressing dei senatori pentastellati su Conte è evidente, come lo stesso leader ha dichiarato: regge la linea del penultimatum, provare dunque a mediare, ma senza arretrare con un sì alla fiducia che risulterebbe non coerente rispetto a quanto è stato discusso durante le ultime settimane.