Attaccato domenica notte l’aeroporto internazionale Jinnah di Karachi, la più grande città del Pakistan, da un gruppo di terroristi di matrice jihadista. Solo questa mattina le forze dell’ordine sono riuscite a riprendere il controllo della situazione, anche se i voli restano comunque ancora adesso sospesi.
Sono una quindicina i terroristi del movimento Tehreek-e-Taliban Pakistan (TTP – ndr) che domenica sera sono riusciti ad entrare sulla pista dell’aeroporto di Karachi da un cancello, vicino a un accesso riservato ai voli cargo e all’accoglienza dei vip, fornendo documenti d’identità falsi.
Armati fino ai denti, sono prontamente riusciti ad avvicinarsi agli aerei, lanciando granate e utilizzando armi automatiche contro la polizia locale che è però riuscita a reagire prontamente all’inaspettata aggressione. Due kamikaze si sono comunque fatti esplodere provocando alcuni feriti.
Solo lunedì mattina le forze di sicurezza locali sono riuscite a ripristinare la situazione iniziale, chiudendo l’aeroporto e sospendendo i voli per evitare eventuali disastri e per continuare nella routine dei controlli.
Tutto ciò è stato riferito all’alba da alcuni funzionari pakistani anche se sono arrivate notizie dalle tv del luogo circa nuovi spari sentiti dall’aeroporto nelle ultime ore .
I 700 passeggeri che domenica sera si trovavano negli aerei di Karachi sono stati messi in salvo senza alcun problema mentre per quanto riguarda i terroristi di matrice jihadista, il capo dei paramilitari Rangers, Rizwan Akhtar, ha comunicato che tutti coloro che hanno attaccato il Jinnah International Airport sono stati uccisi. “Le forze pakistane stanno perlustrando il terminal e lo riconsegneranno alle autorità civili in giornata”, ha poi aggiunto.
L’attacco al Jinnah ha comunque causato non poche vittime. Si parla infatti di 28 morti, tra cui 12 militanti, 9 membri delle forze di sicurezza e 2 civili.
Sono anni che il paese combatte contro i cosiddetti talebani pakistani Tehreek-e-Taliban, anche se nell’ultimo anno i segni della loro presenza si sono estesi anche al di fuori delle tradizionali aree di influenza. La parte del Pakistan che non vuole i talebani, però, continua ancora oggi a combattere e sperare nonostante le numerose aggressioni che ogni anno si ripetono e che seminano sempre più vittime e terrore in un territorio in cui la guerra è ormai all’ordine del giorno.