Sembra che l’Italia sportiva non riesca a recepire dall’estero l’esempio degli stadi di proprietà. Il modo di ‘godere’ il calcio è cambiato: sempre più tifosi davanti la tv, sempre meno quelli che vanno allo stadio. Sì perché andare allo stadio è diventato un sacrificio, sopratutto se non è un tempio del calcio come il Berneabeu o l’Allianz Arena, ma un luogo scomodo, con biglietti cari in cambio di nessun servizio, insicuro e spesso regno di ultras e tifoserie poco ‘tranquille’.
La soluzione è unica, per tutti: costruire uno stadio di proprietà. In Italia solo da pochi anni hanno cominciato, perchè il problema maggiore è la burocrazia che, come in ogni italica cosa, non aiuta. Il progetto di costruire uno stadio è stato ultimamente ‘facilitato’ grazie a interventi normativi contenuti nella legge di Stabilità del Governo Letta: chi intende proporre un progetto per realizzare un impianto sportivo, presenterà al Comune interessato uno studio di fattibilità, completo di tutti i progetti, anche di quelli relativi alle infrastrutture legate alle attività. Entro un certo periodo il Comune dovrà rispondere per poi inviare la pratica alla Regione.
La Juventus nel 2011 ha eretto, sulle ceneri del vecchio Delle Alpi, lo Juventus Stadium. Lo scorso 26 marzo è stata la Roma a proporre il piano per un nuovo stadio giallorosso. Nell’occasione della presentazione in Campidoglio, l’assessore all’Urbanistica di Roma Capitale, Giovanni Caudo, ha affermato di prendere al massimo novanta giorni per la decisione, poi la Regione ne avrà a disposizione altri centottanta e infine si saprà se Totti&Co. giocheranno lontano dall’Olimpico. Al riguardo, il nuovo stadio della Roma, che potrà ospitare da 52mila a 60mila spettatori, sarà completamente finanziato da privati e sorgerà nella zona Tor di Valle. Avrà sponsor importanti come Disney e Nike, e partnership con banche quali la Goldman Sachs. L’investimento sarà di circa 300 milioni di euro per lo stadio e 700 milioni per tutte le infrastrutture. Insomma un esempio positivo per tutti gli altri club di serie A, ma soprattutto un’occasione di crescita economica e di prestigio internazionale per il calcio italiano e per l’economia dell’intera nazione, dove il ‘gioco’ del pallone potrebbe veramente trainare l’intero settore sportivo ed economico, con ricavi e possibilità di migliaia di nuovi posti di lavoro e un vero e proprio indotto virtuoso intorno a quello che resta e resterà sempre lo sport più amato dagli italiani.