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Sorelle sfregiate con l’acido, la zia cambia versione: “Si sono ferite da sole”

“No, non sono stata io, non avevo io tra le mani la bottiglietta contenente la sostanza che ha ferito le due ragazze. Anzi, la “bottiglietta” in mano ce l’avevano loro”, questa la frase ripetuta a più riprese da Francesca, la 20enne finita in carcere con l’accusa di aver sfregiato con l’acido le sorelle di 17 e 24 anni, la notte tra domenica e lunedì. La donna, al momento l’unica indagata per quanto successo, avrebbe negato qualsiasi responsabilità nel ferimento delle due giovani. Una versione dei fatti che non convince gli inquirenti, sia per le dichiarazioni fornite dalle due vittime sia per quanto registrato da alcune videocamere di sorveglianza installate nei pressi di corso Amedeo di Savoia. E su queste due prove infatti che è arrivo il fermo per la giovane 20enne, accusata di deturpazione del viso e violenza privata. Era stata la stessa Francesca a presentarsi in questura per ammettere il suo coinvolgimento nel raid.

Sorelle sfregiate con l’acido, la nuova versione della zia

La nuova versione dei fatti è emersa durante un lungo interrogatorio iniziato nella mattinata di ieri, intorno alle 11.30 e terminato 8 ore dopo. Francesca ha raccontato di essere sul posto in compagnia della sua amica e di essere scesa dal motorino quando ha avvistato le nipoti impugnando nella mano sinistra solo il casco e non la bottiglietta contenente il liquido corrosivo: “Quella bottiglietta ce l’avevano “loro”, e si sono ferite da sole agitando la bottiglietta”, ha ripetuto più volte. Versione supportata anche dal legale di lei, l’avvocato Scarfò: “La mia assistita ha indicato anche il nome dell’amica che era in sua compagnia, insistendo sul fatto che in quel momento non erano presenti terze persone. In alcuni passaggi dell’interrogatorio non riusciva ad esprimere compiutamente in italiano certe frasi, ma su un punto è stata chiara: tra le mani aveva soltanto il casco protettivo per andare in motorino: circostanza che emerge chiaramente anche da alcune riprese di uno dei sistemi di videosorveglianza acquisiti dalla Procura. Ragione per la quale abbiamo chiesto ai pm di svolgere analisi su quel casco”.

Al termine dell’interrogatorio la giovane è stata trasportata nel carcere di Pozzuoli e in segno di sfida verso magistrati e forze dell’ordine ha esclamato: “Adesso fate quello che dovete fare: fate bene le indagini!”.