Sorgono i dubbi dalla Consulta sull’articolo 262 del codice civile.
L’articolo dichiara – “il figlio assume il cognome del genitore che per primo lo ha riconosciuto. Se il riconoscimento è stato effettuato contemporaneamente da entrambi i genitori il figlio assume il cognome del padre.“
Dopo cinque anni dal primo verdetto, con il quale il giudice delle leggi aveva bocciato l’impossibilità di attribuire il cognome della madre ai figli su accordo, la Consulta solleva nuovamente il caso.
La Corte Costituzionale potrebbe smantellare una tradizione portata avanti per millenni. Si è interrogata sulla costituzionalità di questa automatica attribuzione del cognome paterno.
Madre e padre devono avere pari dignità giuridica: quale cognome usare allora, e perchè non solo quello della madre?
Una situazione che è stata giudicata anomala dal tribunale di Bolzano, che già nel 2019 si era rivolto alla Consulta proprio perché una coppia voleva attribuire al figlio solo il cognome materno.
La Corte decide di andare oltre quel singolo caso, provando a generalizzare l’evento.
Nella società attuale ed emancipata, dove sono cadute, o dovrebbero esserlo, le discriminazioni verso le donne. In una società dove padre e madre hanno lo stesso peso giuridico il contenuto dell’articolo si svuota di senso.
Sorgono i dubbi dalla Consulta, più di quanto essa stessa nel 2016 criticò l’incostituzionalità di poter attribuire entrambi i cognomi.
Oggi cerca di sradicare il problema dalla radice. Cercando di ottenere la possibilità di attribuire al figlio il solo nome materno su accordo dei genitori, e non solo quando non è avvenuto un riconoscimento dal padre.
Il caso verrà affrontato dal giudice Giuliano Amato. Ora che i ruoli all’interno del nucleo familiare, spodestando il patriarcato, sono definiti su basi molto più egualitarie, la Corte decide di voler rendere l’equità anche sul piano giuridico, concedendo ad entrambi la stessa responsabilità.
Concedere di poter scegliere il cognome da poter dare al proprio figlio sarebbe un grande passo in avanti per la nostra società.