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Al Sisi: “Se sarò eletto i Fratelli Musulmani non esisteranno più”

Sono sempre più vicine le elezioni presidenziali previste per il 26 e il 27 maggio in Egitto. I due oppositori sono Hamdeen Sabahi, rappresentante del partito Corrente Popolare e già candidatosi nel 2012 arrivando terzo; e Abdel Fattah Al Sisi, ex capo dell’esercito, promotore del colpo di Stato ai danni di Mohammed Morsi nello scorso luglio, quando guidò lui stesso le forze armate in vista della destituzione. Dal colpo di Stato Muhammad Badie, guida dei Fratelli Musulmani, aveva affermato di non riconoscere nessun altro presidente al di fuori di Morsi. Il 29 aprile fu arrestato insieme ad altri 683 Fratelli Musulmani, accusati di atti di violenza e inosservanza delle leggi.

Alla sua prima uscita televisiva, in vista delle elezioni, Al Sisi ha chiaramente manifestato la sua insofferenza nei confronti dell’Associazione estremista dei Fratelli Musulmani: Sono finiti. Non sono stato io a decretare la fine politica dei Fratelli Musulmani ma il popolo egiziano. Sono gli egiziani che hanno detto no per due volte, nel 2013 quando è stato destituito Morsi, e anche ora. Le parole dell’ex generale, favorito in Egitto, risultano dure e poco votate al patteggiamento nei confronti di un’organizzazione, radicata nel territorio egiziano, che è stata considerata organizzazione terrorista in seguito alle repressioni scoppiate a luglio 2013 e terminate con la deposizione di Morsi.
Inoltre, nel caso in cui Al Sisi dovesse salire al governo ha comunicato, tramite un messaggio diffuso su Youtube, che “l’esercito non avrà alcun ruolo di potere”, dichiarando apertamente di non aver mai avuto alcun tipo di brame politiche nel colpo di Stato contro Morsi. La sua popolarità probabilmente lo porterà alla vittoria. Gli stessi cittadini appaiono entusiasti del suo lavoro e scontenti dell’estremismo dei Fratelli: Tutti lo amano perché ci ha salvato dai Fratelli musulmani […] Il suo avversario Hamdeen Sabahi era il candidato favorito dei giovani durante la rivoluzione in Egitto del 2011 che ha portato alla caduta di Mubarak, ma ora il Paese ha bisogno di un uomo forte. Abdel Fattah Al Sisi ha saputo fronteggiare il regime di Morsi in un momento difficile in cui le persone venivano uccise, sono state queste le parole di alcuni residenti del Cairo.

Intanto in Egitto continua la lotta contro le condanne a morte dei Fratelli Musulmani, al momento esclusi dalle elezioni di fine maggio. Al Sisi, continuando la sua battaglia verbale contro i Fratelli, ha creato anche un nesso tra le azioni dell’organizzazione e la riduzione dei turisti in Egitto: Se in Egitto ci sono pochi turisti la colpa è della retorica della linea dura sull’Islam, spostando in questo modo l’attenzione da attacchi a sfondo politico a motivazioni di stampo economiche.
Secondo quanto affermato da Al Sisi, molti turisti avrebbero, dal 2011 ad oggi, preferito altre mete alle bellezze artistiche e paesaggistiche dell’Egitto. Il tutto a causa dell’aspra retorica islamica che ha comportato soltanto repressioni e riduzione delle entrate economiche. Il suo è stato un messaggio di rilancio finanziario dello Stato, a cui ha aggiunto un programma di sicurezza nazionale, anche in vista dei due tentativi di assassinio ai quali è riuscito a sfuggire dal luglio 2013 a oggi. Tuttavia gli abiti civili con i quali ha sparso le sue dichiarazioni, non hanno ancora del tutto convinto i gruppi democratici, ambasciatori della primavera araba, che considerano la sua linea di pensiero una politica di asfissia dell’opposizione.