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Silvano Labriola, il padre della facoltà di Scienze Politiche

Diritto costituzionale italiano e comparato, branca della scienza giuridica che studia gli ordinamenti giuridici, e quello politico: due aspetti che sono differenziati e che camminano su due linee parallele diverse. Peró non per Silvano Labriola, perché nel ricordarlo non è possibile tenere distinti e separati questi due aspetti della sua attività. Far politica, assumere cariche pubbliche è stata sorte non rara tra chi studia il diritto costituzionale; ed è assurdo che un costituzionalista sia disinteressato al corso degli avvenimenti politici. Entrambe hanno avuto un certo peso nell’esistenza di Silvano, entrambe lo hanno segnato ed entrambe sono state vissute a pieno.

Queste due esperienze sono state intimamente collegate e poi fuse in una sola vicenda, che ha generato dei risultati importanti sia sul primo che sul secondo versante. È stato un processo che ha permesso a ciascuna delle due di svilupparsi e migliorare: la conoscenza del diritto pubblico ha condotto l’azione dell’uomo politico nell’intraprendere e supportare alcune riforme essenziali dell’ordinamento istituzionale attuale; la pratica quotidiana dell’attività politica ha portato alla formazione e alla crescita delle sue teoriche riflessioni. Inutile, a questo punto, separare i due percorsi della vicenda umana di Silvano Labriola.

Proprio oggi 26 giugno 1935, esattamente ottantacinque anni fa, è nato a Napoli il grandissimo politico, giurista ed accademico italiano Silvano Labriola. Il suo percorso accademico comincia nel 1962, come assistente volontario di diritto costituzionale, presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Napoli. Dal 1969 al 1973 ottiene la cattedra di diritto pubblico regionale a Catania. Negli anni a venire, invece, è professore di diritto italiano e comparato, presso l’università di Salerno.

Esponenente del Partito Socialista Italiano, fu eletto deputato il 20 giugno del 1976 e rimase fino al 1994 in Parlamento. Durante l’XI Legislatura, ottenne anche la carica di vicepresidente della Camera. Silvano è stato relatore in Parlamento della legge di conversione del decreto legge n.164/1991, recante norme contro le infiltrazioni mafiose nei consigli comunali e provinciali, ed altri organi di altri enti locali. Il suo nome compare anche nella lista degli iscritti alla loggia massonica P2.

Silvano, come costituzionalista, non è mai stato un formalista. È sempre stato attento al dato storico e ad individuare e sottolineare la concreta visione socio-politica. Il concetto di “costituzione materiale” è sempre stato caro al signor Labriola ed era utilizzato nelle sue indagini. A tale idea fu dedicato anche un convegno, organizzato dallo stesso politico italiano nel 2001 a Siena. La validità del metodo giuridico restava ben saldo; l’analisi del dato giuridico veniva costantemente messa in discussione e posta in una prospettiva in cui l’elemento di politica sottostante perdeva valore.

Della grande attività di parlamentare di Silvano Labriola, ci sono due aspetti fondamentali per poterli collegare alla sua figura. In primo luogo, l’impulso, da lui dato, alla realizzazione di tre leggi, le quali hanno segnato momenti di uno sviluppo decisivo delle nostre attuali istituzioni: la legge sugli enti locali, la legge sul procedimento amministrativo e sul diritto di accesso ai documenti amministrativi, e per ultima, non per importanza, la legge sull’ordinamento della Presidenza del Consiglio. L’altro aspetto dell’attività parlamentare di Silvano è la sua partecipazione alla Commissione bicamerale per le riforme istituzionali del 1992-1994.

Nonostante il combattimento con una male incurabile nella parte finale della sua vita, Silvano affrontò la vecchiaia con coraggio e serenità d’animo. La malattia non lo distolse dalla sua attività di studioso, ma anzi fu soltanto uno stimolo in più, anche se fu costretto ad abbandonare tutti noi il 7 novembre 2005, all’età di settant’anni.