Come spesso accade nel mondo del calcio uno stadio si è trasformato in un teatro della violenza. Ciò è successo ieri, 14 ottobre, nella partita valida per le qualificazione ad Euro 2016 tra la Serbia e l’Albania. E’ bastato che un drone sorvolasse il campo sventolando una bandiera pro Kosovo per scatenare l’inferno al minuto 41, costringendo l’arbitro inglese Atkinson a sospendere l’incontro.
D’altronde, che questa gara fosse a rischio era ben chiaro a tutti, e forse l’UEFA avrebbe dovuto fare di più per evitare quello che noi tutti abbiamo assistito, limitarsi a vietare la trasferta ai tifosi albanesi non è stato abbastanza. Qui non si tratta di una semplice antipatia reciproca tra tifoserie avversarie, bensì di veri e propri odi etnici tra i due paesi, che risalgono alla Guerra del Kosovo scoppiata nel 1991 e conclusasi nel 1999 solo grazie all’intervento della NATO. La Serbia infatti tutt’oggi continua a rivendicare l’intero territorio kosovaro come parte integrante del suo Stato e non ne riconosce l’indipendenza, avvenuta il 17 febbraio 2008 quando i kosovari hanno autoproclamato la Repubblica del Kosovo. Di fatto, tuttavia, il territorio è sotto l’amministrazione dalle Nazioni Unite e solo 108 Stati Membri su 193 lo hanno riconosciuto come Stato.

Questo basta per farci comprendere il motivo della furibonda rissa scoppiata allo Stadio di Belgrado nel Match Serbia-Albania, tutto nato tra l’altro da un unico gesto compiuto dall’attaccante serbo Aleksandar Mitrovic, il quale ha preso l’iniziativa di afferrare e portare in terra lo stemma agganciato al drone apparso sulla testa dei giocatori a fine del primo tempo, dove sopra vi era raffigurata la Grande Albania e la scritta “Kosovo autoctono“. Tale gesto però ai calciatori albanesi non è piaciuto e da qui è nato il caos, una rissa incontrollata, dove sono volati calci e pugni tra le due squadre. In campo, inoltre, in un lampo sono scesi anche tifosi serbi a dar manforte ai propri beniamini, mentre chi è rimasto sugli spalti non si limitava a guardare bensì partecipava con il lancio d’oggetti. Sul terreno di gioco si è visto anche l’ultrà serbo Ivan detto “Il Terribile”, noto al nostro calcio per i fatti accaduti a Genoa durante Italia-Serbia del 2010. Il tutto si conclude con staff e giocatori albanesi che scappano negli spogliatoi sotto il bombardamento dei tifosi serbi.
Una terribile vicende che l’italiano De Biase ha vissuto in prima persona, dato che era presente in qualità di CT dell’Albania. “Siamo reduci da un’esperienza traumatica. È successo quello che non pensavamo potesse succedere. Non abbiamo subito solo l’aggressione da parte dei tifosi serbi, ma siamo stati colpiti anche dal servizio d’ordine, un fatto molto grave. Impianto di Belgrado inadeguato”. Questo è il commento del tecnico italiano nel post partita. Giocatori e staff della Nazionale albanese sono stati poi accolti al rientro all’aeroporto di Tirana da eroi dai proprio tifosi, in molti arrivati anche dal Kosovo per applaudire i loro eroi Nazionali.