Può un selfie, parola entrata tristemente nel nostro vocabolario per indicare l’ennesima, inutile moda passeggera essere anche un valido strumento di denuncia e mobilitazione generale? la risposta è SI, ed è quanto emerge dall’iniziativa che da giorni imperversa nel web contro quella che è a tutti gli effetti l’ennesima ingiustizia verso gli animali. Sono giorni infatti che all’ashtag #iostocondaniza, il gruppo animalista YouAnimal ha esortato gli utenti a postare foto con la scritta io sto con Daniza. Numerose foto hanno riempito ormai il canale facebook che ritraggono soprattutto animali domestici nel comune tentativo di far sentire la propria voce contro la cattura e l’abbattimento dell’orso bruno in Trentino. Questa lodevole iniziativa, assieme alla petizione online, ci ricorda che internet non è solo il luogo di attività futili, ma che esso ha un grande potere che spesso ignoriamo, nella conoscenza di un progetto e la sua condivisione.

Daniza ha circa 19 anni ed è stata trasferita dalla Slovenia nei boschi del Trentino, secondo il progetto Life Ursus, nato attraverso finanziamenti europei per la salvaguardia dell’orso bruno in Italia. Un progetto nato dopo un’approfondita fase preparatoria che ha portato alla reintroduzione di vari esemplari di orsi sul Brenta, tra cui Daniza, uno dei più anziani del Parco Adamello-Brenta.
Il casus belli è stato il ferimento del cercatore di funghi Daniele Maturi a Ferragosto: questo evento ha creato una vera e propria lotta tra coloro che vogliono l’abbattimento dell’orso perché reputato troppo pericoloso e gli animalisti, termine con cui si usa generalizzare in maniera approssimativa tutti quelli che si fanno portavoce dei diritti degli animali, che chiedono che si interrompa la caccia all’orso decisa da un’ordinanza della provincia di Trento. E quali sarebbero le conseguenze di un’eventuale cattura? Secondo quanto reso noto dalle autorità competenti, non ci sarebbe l’abbattimento dell’animale ma la sua ricollocazione in un recinto, lontano dai suoi piccoli. Tragica prospettiva se si pensa che i cuccioli hanno circa 8 mesi e potrebbero morire senza la madre. La proposta più sensata arriva dal WWF e si tratta di lasciare l’orso dove è stato fino ad oggi e monitorarne il comportamento: naturalmente questo presume maggiore attenzione da parte degli escursionisti che devono avere consapevolezza di trovarsi in un luogo in cui sono presenti animali che in certe condizioni di paura possono avere un atteggiamento aggressivo nei confronti dell’uomo. L’attacco di Daniza al cercatore di funghi è infatti solo la reazione più naturale di una madre che vuole difendere i propri cuccioli di fronte a un attacco esterno. Secondo gli esperti non è nella natura degli orsi abbattere un intruso, in quanto sarebbe un inutile dispersione di tempo ed energia verso un animale di cui l’orso non saprebbe che farsi, significando inoltre esporre i piccoli ad un pericolo ben maggiore.
Ma Daniza non è l’unico esempio di indifferenza verso gli animali. Le situazioni dei canili in Italia sono a dir poco spaventose, così come la maggior parte delle iniziative pubbliche e private che sostengono i diritti degli animali che non ricevono l’adeguato aiuto dalla parte delle amministrazioni locali e nazionali. Operante sul territorio campano è l’ENPA, l’ente nazionale protezione animali che ha di recente evidenziato in una lettera al sindaco Luigi De Magistris lo stato di degrado dello Zoo di Napoli, chiedendone la chiusura. Non ci sono stati miglioramenti, né attività di recupero che desse allo Zoo partenopeo una veste didattica, ma esso si presenta agli occhi dei visitatori e dei bambini come un luogo di ergastolo per gli animali costretti a vivere in spazi angusti.
L’amore verso gli animali passa attraverso il rispetto. Se l’uomo capisse che essi non sono al suo servizio, che hanno delle reazioni che sotto certi aspetti sono simili a quelli dell’uomo di fronte al pericolo, si avrebbe di certo un migliore equilibrio tra essere umano e natura.