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lunedì, 29 Maggio 2023

Scuola: vittoria per 250mila precari!

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Mariapaola Ramaglia
Mariapaola Ramaglia
Sono laureata in Scienze dell’Educazione e della Formazione e in Economia Aziendale e sono Mediatrice Familiare. Da anni, collaboro con diverse Associazioni che si occupano di difendere i diritti dei minori e sostenere famiglie che vivono situazioni di disagio o sofferenza. Sono socia di un'Associazione, in cui mi occupo di formazione ed essendo appassionata di comunicazione e scrittura, sono anche scrittrice, blogger e web writer.

Giornata davvero storica per i precari del mondo della scuola nel nostro Paese. La Corte di Giustizia europea ha accolto il ricorso presentato dai sindacati e considerato illegittime le norme italiane riguardanti le supplenze: almeno 250mila precari dovranno essere stabilizzati e saranno possibili risarcimenti fino a 2 milardi di euro.

E’ questo ciò che è stato deciso e reso noto, attraverso la tanto attesa e preannunciata sentenza, letta stamattina alle ore 9.33 da Marko Ilesic, un presidente sloveno della Corte di Giustizia europea. I contratti a tempo determinato che riguardano i docenti precari italiani sono illegittimi, perchè non rispettano le norme europee. Secondo queste norme, infatti, i precari che abbiano superato i 36 mesi di insegnamento a scuola devono necessariamente essere assunti oppure devono essere risarciti.

Questa sentenza cambierà le sorti di un numero di precari stimato intorno ai 250 mila – 300 mila docenti, che potranno rivolgersi ad un tribunale del lavoro italiano per essere assunti o -se, nel frattempo, hanno già trovato un’altra occupazione- potranno anche scegliere di chiedere un risarcimento.

La sentenza riguarda anche il personale ATA e, cioè, anche il personale amministrativo delle scuole.

Grazie a quanto stabilito dalla Corte di Giustizia europea, il risarcimento sarà possibile richiederlo anche per gli scatti di anzianità che non siano stati riconosciuti fino ad ora.

L’avvocato Walter Miceli, che cura il ricorso del sindacato Anief dal 2012, ha affermato: “Questa sentenza può essere applicata a tutto il pubblico impiego, chi ha un’anzianità di lavoro superiore ai tre anni non potrà più avere contratti a tempo determinato”.

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