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Scuola. Lo stanco rito delle occupazioni prenatalizie

Scuola. Lo stanco rito delle occupazioni prenatalizie .Un rito inutile, inconcludente e dannoso, che si tramanda di generazione in generazione da oltre 50 anni. Dai figli del ’68 ai loro nipoti e ora ai pronipoti.

Che inizia di solito con l’autunno, caldo per i sindacati contro il governo in carica e per gli studenti contro il Ministro dell’Istruzione di turno. E che si scioglie come neve al sole con l’arrivo delle festività natalizie. Anche i più irriducibili antagonisti infatti ci tengono a passare le feste a casa.

Lo stanco rito delle occupazioni

I pretesti per le occupazioni cambiano di anno in anno, mutuati dal dibattito politico di attualità e dagli avvenimenti internazionali. Quest’anno ovviamente la fanno da padrone la questione israelo-palestinese e il governo Meloni col suo decreto sicurezza.

Qualunque sia il tema di attualità ( non quello scritto ovviamente, magari) diviene il pretesto per decretare lo stop alle lezioni e trasformare gli istituti scolastici (di proprietà pubblica, ricordiamo) in centri sociali. Con l’unica differenza che i centri sociali occupano strutture pubbliche ( e private) da decenni Qui invece l’occupazione dura al massimo fino a Natale.

I danni delle occupazioni

Scuola. Lo stanco rito delle occupazioni prenatalizie. Con tutti gli strascichi che ne derivano in termini di danni alle strutture e ai materiali. Che ammontano da centinaia di migliaia fino a milioni di euro. Un modo davvero singolare di aiutare la scuola che a chiacchiere dicono di voler riformare e migliorare. Tutto questo con un rimpallo di responsabilità su chi e come debba intervenire.

La minoranza degli occupanti si autoelegge a paladina delle rivendicazioni (reali o pretestuose) a nome della maggioranza silenziosa dei non occupanti. Che peraltro in larga parte è segretamente (ma non tanto) contenta di non andare a scuola .

Con gravi disagi per la maggioranza dei docenti, che poi dovranno fare i salti mortali per recuperare i ritardi di preparazione entro la fine dell’ anno scolastico. E con molti genitori che lavorano, preoccupati di come gestire i figli disimpegnati dalla scuola. Con qualche docente (una piccola minoranza però) non particolarmente impegnato nella sua attività ma piuttosto nel fornire alibi agli occupanti.

I presidi a volte si arrendono sapendo che presto l’occupazione finirà. Altre volte invece minacciano o provano a chiamare la polizia. Che a sua volta ritiene di avere cose ben più importanti a cui pensare, e raramente interviene. Oltretutto sapendo che talvolta tra gli occupanti ci sono anche figli di politici, magistrati, avvocati, medici e pure delle forze dell’ordine.

La circolare ministeriale sulle occupazioni

E’ di febbraio la circolare ministeriale sulle occupazioni, in cui si sottolinea che i danni sono a carico degli studenti: “dovranno essere poste a carico degli studenti responsabili le spese per le pulizie straordinarie che si siano rese necessarie e per il ripristino o la sostituzione di arredi, sussidi didattici, computer e ogni altra attrezzatura di proprietà della scuola”.

Ma per essere applicata questa circolare necessita dell’identificazione degli occupanti. Misura che nessuno si assume la responsabilità di fare. E così la commedia delle parti si rinnova stancamente di anno in anno ( siamo arrivati a 56 repliche, degne dei musical più famosi).

Le occupazioni in Italia e in Europa

Scuola. Lo stanco rito delle occupazioni prenatalizie. Che peraltro avviene solo in Italia. Nel resto d’Europa pure ci sono state negli anni proteste e occupazioni studentesche, ma sporadiche e limitate nel tempo. Eppure ci sono strumenti quali l’autogestione e le assemblee in grado di soddisfare tutte le richieste e le esigenze degli studenti.

Ad esempio approfondire la questione israelo-palestinese, della quale quale ben pochi conoscono a fondo le origini e gli sviluppi storici. Magari invitando in appositi dibattiti  opinionisti ed esperti della materia , meglio se di idee contrapposte. Ma è molto più semplice e meno impegnativo sfilare in corteo ripetendo slogan logori e consunti come free palestine.

Per non parlare di questioni che vengono annualmente riproposte dagli studenti: problemi edilizi e di sicurezza negli istituti, organizzativi nella gestione delle cattedre,  finanziamenti insufficienti per istruzione e formazione. Sono problemi che non si risolvono, anzi si aggravano ulteriormente bloccando le attività scolastiche e vandalizzandone le sedi.

Il tutto sotto la copertura di alcuni esponenti politici malati di giovanilismo che si preoccupano solo di cavalcare l’onda del momento per racimolare qualche consenso, salvo poi ad esserne travolti.

Le statistiche delle occupazioni

Alcune statistiche ci dicono che  solo il 35% dei genitori si è opposto alla partecipazione dei figli, il 15% si è mostrato indifferente , mentre ben il 50% l’ha sostenuta . Di questi quasi un terzo aiutandoli addirittura nel metterla in pratica. Le stesse statistiche suggeriscono che il fenomeno delle  occupazioni scolastiche si concentra prevalentemente  nelle grandi città e nei licei. Fenomeno praticamente assente negli istituti tecnico-commerciali e professionali, e più in generale in provincia.

Come prevenire le occupazioni

Per prevenire il fenomeno alcuni Istituti da qualche anno organizzano poco prima dell’inizio delle feste natalizie una settimana chiamata del Protagonismo Studentesco  o dello Studente.

Sono previsti incontri con esperti esterni su temi di stretta attualità, proiezione di film con successivo dibattito, tornei sportivi e così via. L’iniziativa, dove viene praticata, sembra avere un buon successo e scoraggia le occupazioni.

Ben vengano dunque iniziative del genere, perchè il  copione è ormai logoro, ed è arrivato il momento di voltare pagina.

Dario Nicolella
Dario Nicolella
Medico oncologo e dermatologo, con la passione per la scrittura, l'arte e la poesia. Autore di saggi su tematiche toponomastiche, storiche, mitologiche (sirene, luna) ed artistiche (cupole e chiostri napoletani) riguardanti in particolare località campane, nonchè di numerose sillogi poetiche. Vincitore di premi letterari.